Bad Boy Bubby è un film del 1993 diretto da Rolf de Heer.
Bad Boy Bubby | |
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una scena del film | |
Titolo originale | Bad Boy Bubby |
Lingua originale | inglese, tedesco |
Paese di produzione | Australia, Italia |
Anno | 1993 |
Durata | 114 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | drammatico, commedia |
Regia | Rolf de Heer |
Sceneggiatura | Rolf de Heer |
Produttore | Rolf de Heer, Giorgio Draskovic, |
Casa di produzione | South Australian Film Corporation, Bubby Pty Ltd, Fandango |
Fotografia | Ian Jones |
Montaggio | Suresh Ayyar |
Musiche | Graham Tardif |
Scenografia | Mark Abbott |
Costumi | Beverly freeman |
Interpreti e personaggi | |
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Bubby è un bambino imprigionato nel corpo di un uomo trentacinquenne. Nel corso della sua esistenza non è mai uscito di casa perché l'oppressiva e squilibrata madre lo ha convinto che l'aria del mondo esterno è avvelenata. Essendo rinchiuso nelle quattro mura domestiche sporche e fatiscenti, non ha cognizione di cosa significhi vivere: non parla quasi mai (anche perché, tra l'altro, ha un bagaglio lessicale scarsissimo), si nutre solamente di latte con pane e zucchero e, spesso seviziato pesantemente dalla madre, vegeta nel più completo isolamento.
Non essendo in grado di ribellarsi a questo trattamento, sfoga tutte le sue frustrazioni su un povero gatto che gli fa compagnia. Inoltre la madre lo abitua ad avere con lei rapporti sessuali incestuosi; ciò però non dispiace a Bubby, dato che la cosa che più gli piace fare al mondo è palpare il cascante, floscio e abbondantissimo seno dell'obesa genitrice: queste esperienze gli faranno germogliare una passione feticista, destinata a durare tutta la vita, per le mammelle enormi. L'improvviso ritorno a casa di suo padre Pop, che gode in maniera monopolistica delle grazie della madre, fa scattare nella mente di Bubby una sorta di primordiale autocoscienza: ecco quindi che il rocambolesco omicidio dei genitori diventa per lui il primo passo verso la libertà.
Durante il film, che è stato girato in ordine cronologico, si sono alternati 32 diversi direttori della fotografia, uno per ogni location, questo è servito a dare un impatto più sperimentale al film.[1]
Il film contiene moltissime metafore e allegorie:
- lo squallido appartamento in cui Bubby era recluso è una rappresentazione delle caverne di Platone;
- l'intera vicenda del protagonista sembra la messa in scena della maturazione di un bimbo (ad esempio il linguaggio che, dopo una iniziale "copia" di quello adulto, va via via arricchendosi e personalizzandosi) con tanto di complesso edipico verso la madre;
- le soverchierie inflitte dai genitori di Angel e Bubby ai loro figli testimoniano la violenza domestica sui bambini;
- il nome del padre di Bubby ("Pop", nomignolo con cui in Australia sono conosciuti i preti) e alcune bestemmie pronunciate dall'uomo sono indici di un crescente anticlericalismo: dato che il papà era molto religioso e la madre a volte lo maltrattava in nome di Gesù, evidentemente Dio è corresponsabile della vita miserabile che egli aveva vissuto; da qui l'esclamazione di Bubby "Fuck Off God".
- 1993 - Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia
- 1994 - AFI Award
- Migliore attore a Nicholas Hope
- Migliore regista a Rolf de Heer
- Migliore sceneggiatura a Rolf de Heer
- Miglior Montaggio a Suresh Ayyar
- Nomination per il Miglior film a Rolf de Heer, Domenico Procacci e Giorgio Draskovic
- Nomination per il Miglior montaggio a Ian Jones
- 1994 - Golden Space Needle Award
- Migliore regista a Rolf de Heer
- 1995 - Festival Internacional de Cine de Valencia (Cinema Jove)
- Audience Award
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