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politico romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Aulo Cornelio Cosso Arvina (fl. IV secolo a.C.) è stato un politico romano.
Per ben due volte fu nominato magister equitum, in entrambe le occasioni dal dittatore Tito Manlio Imperioso Torquato; nel 353 a.C.[1] e nel 349 a.C.[2]
Nominato console nel 343 a.C. assieme Marco Valerio Corvo[3], fu inviato al comando delle truppe romane nel Sannio, quando Roma dichiarò guerra ai Sanniti, per quella che sarebbe stata ricordata come la prima guerra sannitica.
Riuscito a sfuggire ad una situazione difficile, grazie ad uno stratagemma portato a termine dal tribuno militare Publio Decio Mure, riconquistata una posizione adatta allo scontro, il console guidò i romani alla vittoria contro i Sanniti, per la quale ottenne il trionfo a Roma[4].
Fu nominato console nel 332 a.C. assieme Gneo Domizio Calvino, al suo secondo consolato[5]. Mentre regnava dovunque la pace, la notizia di una guerra scatenata dai Galli portò lo scompiglio e indusse all'elezione di Marco Papirio Crasso come dittatore.
Nel 322 a.C. nominato dittatore per combattere i Sanniti, scelse Marco Fabio Ambusto, come magister equitum[6]. Condotto l'esercito romano nel Sannio, fu costretto dai Sanniti a scendere in battaglia, da una posizione sfavorevole. Questo, oltre al valore dei nemici, fece sì che lo scontro diventasse violento ed incerto. La situazione volse a favore dei romani, quando la cavalleria sannita, che si era gettata a saccheggiare le salmerie dei Romani, fu presa di sorpresa e sbaragliata dalla cavalleria romana, condotta da Marco Fabio. Sconfitti i cavalieri sanniti, la cavalleria romana, con una manovra a tenaglia, attaccò alle spalle l'esercito sannita, che, preso tra due fuochi, fu sconfitto. Per questa vittoria, tornato a Roma, Aulo Cornelio ottenne il trionfo[7].
Tito Livio riporta come la vittoriosa battaglia del 322 a.C. contro i Sanniti, secondo alcuni autori, fu condotta da Fabio Massimo, e non da Aulo Cornelio Cosso Arvina, eletto dittatore in funzione dei giochi romani, conclusi i quali si dimise[8].
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