La velocista statunitense Florence Griffith è scatenata: ai quarti di finale ferma i cronometri su 21"76, nuovo record olimpico (il secondo primato in 4 giorni dopo quello sui 100 metri piani del 24/9), scendendo di un centesimo rispetto al suo tempo di 21"77 stabilito a Indianapolis il 22 luglio dello stesso anno[1], migliore prestazione stagionale, demolendo in quella occasione anche il record americano della connazionale Valerie Brisco-Hooks di 21"81, risalente alla finale olimpica di Los Angeles '84 e superata così per la seconda volta in 68 giorni. In semifinale la Griffith fa ancora meglio: 21"56[2], battendo il record del mondo che durava da nove anni, tre mesi e 19 giorni[3].
In finale l'americana dà una dimostrazione di schiacciante superiorità concludendo con 21"34. Un nuovo record del mondo che lascia esterrefatti. Non è mai successo prima che un'atleta abbia frantumato il record del mondo con tale facilità. L'americana dice di aver spinto al massimo, ma l'impressione che si è avuta è un'altra: quando ancora mancavano 10 metri al traguardo le si era dipinto un sorriso sul volto. Un tempo cronometrico record che annovera quattro differenti categorie: record olimpico, record mondiale, record statutintense, record panamericano.
A quasi quattro decimi di distanza giunge seconda Grace Jackson, seguita a due decimi da Heike Drechsler. Merlene Ottey, dopo aver vinto due bronzi consecutivi (1980 e 1984), si classifica quarta.
In finale quattro atlete sono scese sotto i 22" netti. È un primato.
Turni eliminatori
8 Batterie
28 settembre
60 partenti
Si qualificano le prime 3 + gli 8 migliori tempi.
4 Quarti di finale
28 settembre
8 + 8 + 8 + 8
Si qualificano le prime 4.
2 Semifinali
29 settembre
8 + 8
Si qualificano le prime 4.
Finale
29 settembre
8 concorrenti
Mercoledì 28 settembre 1988.
Si qualificano per il secondo turno le prime 3 classificate di ogni batteria (Q). Vengono ripescati gli 8 migliori tempi fra le escluse (q).
Il record di Florence Griffith varrebbe come primato a livello maschile in ben 83 nazioni, tra cui India, Egitto, Bolivia ed Etiopia.
Il record ha suscitato nel 2001 l'opinione di un fisico canadese[14], Jonas Murieka (Università di Toronto), coadiuvato dall'ex atleta Costas Karageorghis (Brunel University di Londra), secondo i quali i record mondiali e i record olimpici nelle gare dei 200 metri dovrebbero essere riconsiderati adeguatamente non soltanto in base al vento favorevole, ma anche a seconda dell'altitudine del luogo della prestazione, poiché favoriscono il miglioramento delle prestazioni.
I primi istanti della gara sono stati studiati dal punto di vista della biomeccanica[15]. Fin dagli studi pioneristici nella Germania occidentale degli anni 1970 si è scoperto che più breve è la distanza della gara, più rapido è il tempo di reazione. I risultati delle finaliste dei 200 m che hanno preso parte anche ai 100 m hanno confermato questa tendenza, così come i dati delle tre donne più veloci di sempre sui 200 metri: Florence Griffith-Joyner alle Olimpiadi del 1988, Marion Jones (Coppa del mondo 1998), Dafne Schippers (Campionati Mondiali 2015). «Ciò potrebbe essere dovuto a un meccanismo protettivo non cosciente – spiega la ricerca – al fine di risparmiare la produzione nervosa a seconda della durata dello sforzo che sta per essere svolto».