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politico, avvocato e politologo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Arnaldo Agnelli (Somaglia, 18 febbraio 1875 – Roma, 2 marzo 1921) è stato un politico, avvocato e politologo italiano.
Arnaldo Agnelli | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXIV e XXV |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Radicale Italiano |
Titolo di studio | laurea in Giurisprudenza |
Professione | avvocato |
Nato nell'attuale provincia di Lodi, ancora fanciullo si trasferì con li padre a Gallarate, che divenne la sua seconda patria. Ben presto si distinse per le sue doti di intelletto e per avere diretto i suoi studi scientifici vero la materia economica e sociale.[1] Si laureò in Giurisprudenza alla Regia Università di Pavia e presso la stessa fu libero docente di Economia politica dal 1911 al 1915.[2] Aderì al Partito Radicale Italiano e venne eletto al Parlamento del Regno d'Italia nel 1913 e nel 1919.[3][4]
Nel 1917, all'indomani della sconfitta di Caporetto, costituì La Patria riconoscente che fu l'avvio di quella che poi venne istituzionalizzata come l'Opera Nazionale Combattenti. Durante il primo conflitto mondiale appoggiò la costituzione della Legione Cecoslovacca che si distinse anche sul fronte italiano. Dalla fine della guerra si impegnò per la causa pacifista e per la concordia tra i popoli nella Società delle Nazioni.[4]
Dal 1918 fu socio corrispondente dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere. Sempre in quell'anno, dopo la morte del fondatore Ernesto Teodoro Moneta, diresse la rassegna La vita internazionale, alla quale collaborava già dal 1898.[4] Collaborò inoltre con varie pubblicazioni dell'epoca tra le quali: Secolo, Nuova Antologia, Monitore dei Tribunali, Conferenze e prolusioni, Libertà economica.[5]
Durante il primo governo Nitti fu chiamato a ricoprire l'incarico di Sottosegretario alla guerra dal 14 marzo 1920 al 21 maggio 1920[6] e ancora a seguire, nel secondo governo Nitti, dal 21 maggio 1920 al 15 giugno 1920.[7] Successivamente divenne Sottosegretario al tesoro nel quinto governo Giolitti, dal 15 giugno 1920 fino alla sua morte improvvisa, avvenuta a Roma il 2 marzo 1921.[4][8]
Fra le sue opere si ricordano il Commento alla legge sugli infortuni (Milano, 1905) che illustra e si propone di perfezionare una legislazione operaia; Problema economico della disoccupazione operaia (Milano, 1906) opera premiata con medaglia d'oro al Concorso Ortolenghi.
Elenco non esaustivo:
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