Armando Di Natale
mafioso italiano (1941-1982) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Armando Di Natale (Siracusa, 1941 – Novi Ligure, 11 ottobre 1982) è stato un mafioso italiano, legato a Cosa Nostra.
Dopo la strage di via Carini, dove rimasero uccisi Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo, divenne un pentito che collaborava nonostante pendesse sulla sua testa anche un mandato di cattura[1].
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Aveva precedenti per omicidi e traffico di droga e la sua situazione di "pentito" braccato dalla legge lo metteva in una posizione scomoda[2]. Prima di essere ucciso per non aver diviso il ricavato di metà di una partita di hashish di 600 chili che era andato a prendere in nave in Marocco e venne sequestrato dagli uomini del boss Nunzio Salafia per indurlo a confessare, ma venne liberato senza aver rivelato il posto dove aveva nascosto la somma ma terrorizzato si rifugiò nella questura di Palermo[3][4].
Venne colpito con due colpi di pistola 7,65 mm la sera di domenica 10 ottobre nei pressi del casello di Vignole Borbera sull'autostrada A7 mentre andava con la moglie e la figlia in direzione Genova ed era in fuga verso la Costa Azzurra o la Corsica dopo che era stato interrogato a Palermo martedì[5]; venne inizialmente soccorso da un automobilista e intervennero la Polizia stradale di Genova Sampierdarena e l'ambulanza che lo trasportò in fin di vita all'Ospedale San Giacomo di Novi Ligure, dove arrivò alle 23:15, mori alle 00:30 senza aver mai ripreso conoscenza[6]. La moglie e la figlia vennero sequestrate e forse uccise[7].
Grazie a Di Natale erano stati possibili gli ordini di cattura per Nunzio Salafia, Salvatore Genovese e Antonio Ragona, emessi dal giudice istruttore Giovanni Falcone, che aveva emesso anche emesso un ordine di cattura nei suoi confronti[8][9].
Rimangono ancora ignoti gli autori del delitto di Di Natale e della scomparsa (e probabile omicidio) di moglie e figlia.
Note
Voci correlate
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