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L'arcidiocesi di Apamea di Siria (in latino Archidioecesis Apamena in Syria) è una sede soppressa del patriarcato di Antiochia e una sede titolare della Chiesa cattolica.
Apamea di Siria Sede arcivescovile titolare Archidioecesis Apamena in Syria Patriarcato di Antiochia | |
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Mappa della diocesi civile dell'Oriente (V secolo) | |
Arcivescovo titolare | sede vacante |
Istituita | XIV secolo |
Stato | Siria |
Arcidiocesi soppressa di Apamea di Siria | |
Diocesi suffraganee | Aretusa, Epifania, Larissa, Mariamme, Seleucobelo, Rafanea, Balanea |
Eretta | II secolo |
Soppressa | ? |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Apamea di Siria, i cui resti sono oggi visibili presso il villaggio di Qaalat al-Mudiq vicino ad Hama, fu una sede metropolitana e capoluogo della provincia romana della Siria Seconda Salutare nella diocesi civile di Oriente e nel patriarcato di Antiochia.
La provincia della Siria Seconda fu istituita negli ultimi anni del IV secolo, e dal Mediterraneo si inoltrava nell'entroterra comprendendo la valle dell'Oronte e dei suoi affluenti.[1] Nella Notitia antiochena, attribuita al patriarca Anastasio I nella seconda metà del VI secolo, Apamea occupa il 4º posto fra le metropolie del patriarcato di Antiochia, con 7 diocesi suffraganee: Aretusa, Epifania, Larissa, Mariamme, Seleucobelo, Rafanea e Balanea.[2]
Il Martirologio Romano menziona tre santi legati alla città di Apamea di Siria: san Marone, eremita (9 febbraio), fondatore della Chiesa maronita; san Marcello, martire e vescovo di Apamea alla fine del IV secolo (14 agosto); e sant'Antonino, martire (2 settembre).[3]
Incerta è l'origine della sede episcopale. Secondo Doroteo di Tiro[4] il primo vescovo sarebbe stato Aristarco, discepolo di san Paolo, menzionato nella lettera ai Colossesi (4,10). Nella sua Siria sacra[5], Biagio Terzi sostiene invece che il primo vescovo sia stato Geremia all'inizio del III secolo. A questi due vescovi Le Quien aggiunge anche Teofilo, menzionato in un'opera di dubbia storicità dal nome Praedestinatus.
Il primo vescovo storicamente documentato è Alfeo, che prese parte a tre assemblee vescovili nella prima metà del IV secolo: il sinodo di Neocesarea nel 314, il concilio di Nicea del 325 e il sinodo di Antiochia del 341.[6]
Tra i vescovi si possono ricordare: san Marcello, vissuto nel IV secolo, ucciso mentre sorvegliava la distruzione di un tempio pagano conformemente ad un editto dell'imperatore Teodosio; Policronio, fratello di Teodoro di Mopsuestia, che fu vescovo qualche anno prima del concilio di Efeso del 431; Conone, che abbandonò la sua sede per unirsi all'insurrezione degli Isauri nei primi anni di regno di Anastasio I Dicoro e trovò la morte nel 492; Giovanni Codonato, consacrato vescovo da Pietro Fullo, che abbandonò la sua sede e qualche tempo divenne patriarca di Antiochia; Paolo che, dopo i devastanti terremoti che colpirono Apamea nel 526 e nel 528[7], ricostruì la città e in particolare la cattedrale.
La città fu bruciata e saccheggiata dal re persiano Cosroe II nel 611. Secondo Biagio Terzi, il vescovo, di cui non si conosce il nome, fu deportato, assieme al prefetto bizantino e agli abitanti.[5]
La conquista araba della regione, nella prima metà del VII secolo, mise in fuga tutti i funzionari bizantini, vescovi compresi. Tuttavia, la comunità cristiana non scomparve: le fonti documentano la presenza di almeno nove vescovi giacobiti tra l'VIII e il XIII secolo.[8]
Durante l'epoca delle Crociate, si cercò di ricostituire la provincia ecclesiastica di rito latino di Apamea, all'interno del patriarcato di Antiochia dei Latini. Delle antiche sedi, e solo per brevi periodi, si conoscono i nomi di vescovi di Apamea, di Rafanea (cui fu forse unita Mariamme), di Albara (identificabile con Seleucobelo[9] e poi unita ad Apamea), di Valenia (forse Balanea). Circa le altre sedi, non fu possibile imporre dei vescovi, perché rimasero sempre in mano ai Musulmani. Inoltre inevitabili furono i conflitti tra i vescovi, in quanto le sedi si trovavano sotto due potentati diversi e autonomi: la contea di Tripoli ed il principato d'Antiochia.
Dal XIV secolo Apamea di Siria è annoverata tra le sedi arcivescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 28 febbraio 1974.
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