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Arcano da Sansepolcro (... – Sansepolcro, X secolo) è stato un pellegrino ed eremita, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Sant'Arcano da Sansepolcro | |
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Duomo di Sansepolcro dove sono conservate le spoglie del santo | |
Pellegrino ed eremita | |
Morte | Sansepolcro, X secolo |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Santuario principale | Basilica Cattedrale di Sansepolcro |
Ricorrenza | 1º settembre |
Attributi | barba bipartita, abito da pellegrino, bastone, contenitore delle reliquie |
I santi Egidio e Arcano sono venerati come fondatori della città di Sansepolcro e per questo sono stati oggetto di un culto civico per tutto il medioevo e l'età moderna. Pur non essendo patroni della città, i santi Egidio e Arcano sono assurti a elemento identificativo del Borgo e dei suoi abitanti. Per questo motivo la festa cittadina veniva celebrata in passato il giorno 1º settembre e non il 27 dicembre, festa del patrono san Giovanni Evangelista.
Così, nel 1418 Francesco Largi, aprendo il registro dell'amministrazione del Comune di Sansepolcro, narra il mito delle origini della città:
«A nome dell'onnipotente Dio et de la sua gloriosa Madre Vergine Madonna santa Maria, di meser sancto Giovanni Evangelista, capo protectore et guida del Comune et populo de la terra del Borgo San Sepolcro, dei beati santi Arcano et Gilio, principali edificatori de la detta terra et di tutti i sancti et le sancte del paradiso, amen. […] Como è a tucti palese, i doi sancti pelegrini Arcano et Gilio, principali fondatori di questa nostra terra, erano andati al Sancto Sepolcro de Ihesu Christo et de lì haviano optenuti certi sancti reliquii et da poi erano andati a visitare i gadi de le consacrate chiesa di beati sancti Pietro et Paulo apostoli in Roma et de lì ancho havieno per loro santità in devotione optenuti più reliquii di sancti e, dato volta, si ritornavano da Roma in Arcadia per rimpatriare. Ma non piacque così a meser Domineddio che havia preveduto questa nostra terra, per le mani di detti doi sancti pelegrini, miracolosamente avesse il primo edificio. Sì che pervenuti in valle di Nocea, che gli antichi cusì chiamavano queste luocho ove siamo, imperochè era piena di grandissime noci, reposandose, preso il corporale cibo, como fu piacere di Dio, s’adormentaro con le arole di lui in boccha et dormendo il beato Archano ebbe in visione che li convenia fare in quel luocho il suo tabernaculo et che non sperasse più rimpatriare. Archano naturalmente desideroso veder la sua patria, levatose in pe’ et chiamato il suo compagno, doppo doi simili visioni tentò partirse tratto da la dolceçça de la sua Arcadia. E riprese le sue cose, fatto di quelle conto che niente li mancasse, ritrovò non havea i sancti reliquii. Ello che in quelli havea tucta la sa sperança et singulare devotione cominciò forte a dolerse sutilmente per quelli ricercando e finalmente gli occhi e le gionte palme al cielo umilmente levando, vidde il bossolo nel quale erano i prefati reliquii. Onde compunto del miracolo che, quello che non havia penne, era volato in uno altissimo ramo di noce, non volendo più opporse a la volontà et predestinatione del glorioso Dio, disposto rimanere in questo luocho riebbe i sancti reliquii. Et qui fermatose, concorsero certi paesani i quali inteso il miracolo, lasciate le proprie habitationi, edificaro in questo luocho nuovi edificii et multiplicaro tanto in pocho tempo, como fo piacere di Dio, che fo cosa mirabile. I quali primi edificii imperoché i prefati sancti pelegrini veniano da Sancto Sepolcro de Yhesu Christo, nominaro Borgo di Sancto Sepolcro.I prefati reliquii, che per far conto et nome di quelli havemo con brevità narrato il nostro primo edificio, doppo la morte del beato Arcano remasero nelle mani di quelli che li eran concorsi. I quali oggi sono reverentemente collocati nel campanile de l’abbadia sotto tre chiavi, de le quali l’una tene continuamente meser l'abbate, l'altre doi tengono doi Borghesi che si farà nome di sotto, in nome del Comune»
Nei secoli seguenti il racconto della vita dei santi Arcano ed Egidio si articola ulteriormente e si arricchisce di particolari narrativi. Così, nel 1758, Francesco Giuseppe Pignani ricostruisce e narra la morte di sant'Arcano[1]:
«Avvicinandosi ormai il termine della vita del buon servo di Dio Arcano, quale avanti di morire aveva ben disposto di tutte le cose necessarie per buon regolamento del luogo sì per ben publico che privato, ed essendo vissuto molti anni con gran santità e frutto dell’anima, cadde finalmente in una grave e mortale infermità ed arrivato alli ultimi periodi di sua vita con umili preghiere e divoto affetto raccomandava l’anima sua al sommo Dio, la sua gente ed il novello Borgo San Sepolcro, e del continuo lo pregava che dovesse guardare questo luogo edificato per sua volontà. Un giorno adunque vicino alla sua morte, presente il suo fedel compagno Egidio che mai lo abbandonò, rivolgendosi al suo successore d. Isaja ed alli magnati del luogo che con lagrime e divozione gli stavano d’intorno, proruppe doppo molti singulti e lagrime in questi non so se io dica ricordi o profetiche parole, che indi si avverarono per testimonio di chi ciò scrisse: “Figliuoli miei dilettissimi, per comandamento dello altissimo Iddio sono chiamato al giudizio, confidato nella sua gran divina bontà allegro ne vado e da parte di quello io vi esorto ed amonisco che onoriate doppo lui ed i santi suoi l’antistite vostro suddetto Isaja ed i suoi successori e che continuamente e con gran divozione rendiate il douto onore alle ss. reliquie, le quali egli per me maravigliosamente qui collocò e sempre abbiate divozione al s. sepolcro e fra di voi figliuoli, che di novo partorisco, siate in fraterna e santa carità guardandovi bene dalli signori circonvicini non vi accostando mai a loro, ma siate fra di voi saldi perché questo luogo sarà lungo tempo grazioso e pacifico sino a tanto che i vostri discendenti, scordati affatto delle mie amonizioni, degenereranno e che gli odj ed i rancori destino guerre civili e l’invidioso desideri di avere insieme collo appetito di dominare susciteransi. Nondimeno questo ho io impetrato dal cielo, che i violatori del vostro pacifico stato ed i ladroni dei vostri beni non lungo tempo di quelli goderanno, né meno anderanno in lungo, perché quello che tre giorni giacque nel sepolcro voi ed il vostro Borgo diffenderà, del quale uscirà, uscirà dico un uomo non creduto, ma temuto e pieno di fede cristiana che annunziarà cose propizie e combatterà per il sepolcro di Cristo, predicando la via della verità con parole, e segni non senza esempio” (le di cui ultime postillate e profetiche parole pronunziate finora con gran spirito dal santo moribondo Arcano, da chi ciò scrisse vengono interpretate che nei giorni ultimi del mondo uno di nostra patria ripieno di Spirito, valore e dottrina combatterà per la ricuperazione del s. sepolcro di Gerusalemme, venendo con ciò anche inferito da qui che detta nostra patria debba durare fino alla fine del mondo a cui diamo quella pia credenza che davagli l’erudito lettore ed in fine il s. uomo dando l’ultimo addio a tutti i circostanti rendendo l’anima al suo creatore il dì primo di settembre circa l’anno 960, cambiando la vita temporale in eterna con sommo dolore di tutto il popolo che inconsolabile visse molto tempo per sí gran perdita del suo caro ed amato fondatore. Gli furono fatte dai Borghesi con solenne pompa l’esequie ed a stuoli vi concorsero al riferir delli antichi nostri scrittori i popoli circonvicini, allo annunzio che era morto il santo, e tanta fu la moltitudine che per tre giorni fu impedito da questa il darli sepoltura e tanta e grande fu la fede e la divozione che avevano verso il gran santo che gli tagliorno fino la propria veste. Grandi invero furono i prodigii che Iddio operò per suo mezzo, come sta registrato nella sua vita. Dal santo suo compagno Egidio con molta divozione gli fu data sepoltura nello stesso oratorio del s. Sepolcro, dedicato al glorioso s. Leonardo confessore, che unitamente fecero edificare, e rimasto privo di sì segnalato uomo, che come padre teneva e venerava, di lì a molti giorni si partì di qui ritornando in Calaroga, sua patria in Spagna, ma secondo altri in Arcadia da dove dicono fosse ancor esso, e rachiusosi in un monastero di santi monaci, di cui varie sono le oppinioni, asserendo chi di s. Basilio, chi di s. Agostino e chi di s. Benedetto, vivendo con molta esemplarità ed osservanza in un poco doppo eletto abbate, visse santamente fino all’ultimo di sua vita. Notasi dal Ferrario di questi due santi nel suo catalogo generale di tutti i santi italiani, sono al primo di settembre con queste parole: “Burgi S. Sepulcri in Umbria, bb. Arcani et Egidii eremitarum”.»
Una tradizione, documentata dal XIII secolo, messa in forma pittorica nel 1380 e redatta in forma scritta a partire dal 1418, lo indica come fondatore di un oratorio, diventato poi abbazia, nella località Noceati, nella Diocesi di Città di Castello all'inizio dell'XI secolo, insieme al compagno Egidio.
Il culto si sviluppa prevalentemente a Sansepolcro, dove ha il suo centro nella Basilica Cattedrale. Qui, tra i secoli XIV e XVI, l'uso del nome Arcano è abbastanza diffuso, specialmente tra i nati attorno al 1º settembre, giorno della memoria del santo[2].
Il 14 luglio 2012 al nome suo, e a quello del compagno Egidio è stato intitolato il largo retrostante l'abside della Basilica Cattedrale di Sansepolcro[3].
I santi Egidio e Arcano sono sempre raffigurati insieme, o nella stessa pittura o in parti diverse dello stesso polittico o altra opera. Andato perduto il ciclo di affreschi con episodi della loro vita realizzato nel 1380 nell'abbazia di Sanspolcro (l'odierna cattedrale), attualmente si conoscono le seguenti immagini:
Vanno ricordate anche due statuette del XVI secolo trafugate dalla cappella di San Leonardo il 19 giugno 1971[7].
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