I palestinesi (in arabo الفلسطينيون?, al-Filasṭīniyyūn) costituiscono un popolo di etnia araba originario della Palestina.[8][9][10][11][12][13][14][15][16] Nonostante l'esodo del 1948, circa metà dei palestinesi nel mondo continua a vivere negli stati di Palestina e Israele all'interno della Palestina storica,[1] dove i palestinesi costituiscono circa metà della popolazione (mentre l'altra metà è composta da ebrei israeliani).[17]

Fatti in breve Palestinesi الفلسطينيون (al-Filasṭīniyyūn), Sottogruppi ...
Palestinesi
الفلسطينيون (al-Filasṭīniyyūn)
Thumb
Famiglia palestinese di Ramallah (1905)
 
Sottogruppiarabi israeliani, samaritani
Luogo d'originePalestina (bandiera) Palestina
Popolazione~ 12,37 milioni (2015)[1]
Linguaarabo palestinese
Religioneislam sunnita, cristianesimo, dottrina drusa, samaritanesimo
Gruppi correlatialtri arabi
Distribuzione
Palestina (bandiera) Stato di Palestina4 750 000[1]
 Cisgiordania2 900 000[1]
 Striscia di Gaza1 850 000[1]
Giordania (bandiera) Giordania3 520 000[2]
Israele (bandiera) Israele1 470 000[1]
Siria (bandiera) Siria675 000[2]
Cile (bandiera) Cile500 000[3]
Libano (bandiera) Libano455 000[2]
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita374 000[2]
Egitto (bandiera) Egitto70 245
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti67 842[4]
Honduras (bandiera) Honduras54 000[2]
Brasile (bandiera) Brasile50 000[5]
Kuwait (bandiera) Kuwait50 000
Iraq (bandiera) Iraq34 000[6]
Yemen (bandiera) Yemen25 000[2]
Canada (bandiera) Canada23 975[7]
Australia (bandiera) Australia15 000
Colombia (bandiera) Colombia12 000[2]
Guatemala (bandiera) Guatemala1 400[2]
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Storia

Gli arabi residenti in Palestina cominciarono ad usare diffusamente il termine "palestinese" per indicare il concetto nazionalista di un popolo palestinese nel periodo precedente alla prima guerra mondiale.[13] Nei diciannove giornali fondati in Palestina tra il 1908 e il 1914, erano frequenti i riferimenti a una peculiare nazione palestinese (al-umma al-filistiniyya in arabo), tra l'altro in contrapposizione all'immigrazione sionista percepita come una minaccia all'identità di tale nazione. Elementi costitutivi di tale identità erano la provenienza dalla regione a ovest del fiume Giordano nota da secoli in arabo come Filastin e considerata dai musulmani terra santa (al-Ard al-Muqaddasa), l'attaccamento a un particolare villaggio e l'appartenenza a uno specifico clan familiare, l'uso di un particolare dialetto arabo (arabo palestinese), la religione (in maggioranza l'islam sunnita, ma con minoranze cristiane, sciite e druse) e gli usi locali. Al contempo, la nazione palestinese era sentita come parte del mondo arabo e del Bilad al-Sham ("Grande Siria") in particolare.[18]

Durante il periodo del mandato britannico della Palestina, il termine "palestinese", sebbene fosse usato anche per riferirsi a ogni cittadino del mandato (inclusi gli ebrei; la brigata ebraica -composta esclusivamente da ebrei- che ha combattuto durante la II Guerra Mondiale a fianco degli alleati, inquadrata nell'esercito britannico, venne allora chiamata Brigata Palestinese[senza fonte]) diventerà poi riferito alla popolazione arabofona quando riferito a una specifica identità nazionale (anziché alla cittadinanza), e apparve frequentemente in libri, riviste e giornali arabi per tutto il periodo del mandato.[19]

Nel dicembre 1920, gli arabi palestinesi in un congresso tenutosi a Haifa dichiararono che la Palestina era un'entità araba autonoma e rifiutarono le rivendicazioni ebraiche sulla Palestina.[20] Dopo l'esodo del 1948, e ancor più dopo la Guerra dei sei giorni nel 1967, il termine è venuto a significare non solo un luogo di origine, ma anche il senso di un comune passato e futuro da attuarsi in forma di uno Stato-nazione palestinese, lo Stato di Palestina, da situarsi su Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est.[20][21][22][23] Controversie sull'uso politico del termine sono sorte spesso, in base ad alcune dichiarazioni di leader palestinesi come Zuhayr Muhsin.[24]

Nel diritto internazionale

Il popolo palestinese è rappresentato davanti alla comunità internazionale dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), nata nel 1964 e riconosciuta dall'ONU come rappresentante del popolo palestinese nel 1974[25]. Nel 2012, l'ONU ha anche riconosciuto lo Stato di Palestina proclamato dall'OLP nel 1988.[26] In seguito agli accordi di Oslo tra Israele e OLP è stato istituito un organismo di autogoverno palestinese ad interim su parte della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, detto Autorità Nazionale Palestinese. Essa ha organi legislativi con poteri sovrani, in particolare il Consiglio legislativo palestinese (o Parlamento palestinese) con sede a Ramallah, i cui membri sono eletti a suffragio universale dagli abitanti dei territori palestinesi.

Demografia

Il totale della popolazione palestinese in tutto il mondo era stimato dall'Ufficio Centrale di Statistica dello Stato di Palestina in 12,37 milioni di persone alla fine del 2015: 4,75 milioni nello Stato di Palestina (di cui 2,9 milioni in Cisgiordania e 1,85 milioni nella Striscia di Gaza), 1,47 milioni in Israele (dove sono detti cittadini arabi di Israele), 5,46 milioni in Paesi arabi (soprattutto in Giordania, Siria e Libano) e 685 000 nel resto del mondo.[1] Al 1º gennaio 2015, 5.149.742 erano registrati dall'UNRWA come rifugiati palestinesi in Giordania, Siria, Libano, Cisgiordania e Striscia di Gaza; di questi molti risiedevano nei campi-profughi palestinesi.[27]

I palestinesi sono prevalentemente musulmani sunniti, anche se vi è una significativa minoranza sciita concentrata soprattutto nel sud del Libano. Gli appartenenti alla comunità cristiana sono localizzati principalmente nei distretti di Betlemme, Ramallah, Gerusalemme e nella regione della Galilea all'interno dello stato di Israele.

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Note

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