Antonio Cardile
pittore, scultore e incisore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Antonio Cardile (Taranto, 26 febbraio 1914 – Roma, 9 dicembre 1986) è stato un pittore, scultore e incisore italiano.
Diplomatosi nel 1936 all'Accademia delle Belle Arti di Firenze con Felice Carena e l'incisore Celestino Celestini, opera inizialmente esponendo nelle Mostre sindacali. Durante il periodo bellico, dopo una dolorosa prigionia di guerra, arriva a Roma dove aderisce alla Scuola romana. Negli ultimi anni della sua vita avvia alle arti figurative il nipote, l'artista Joseph Pace.[1][2]
Artista vero e schivo, Giovanni Omiccioli così lo descrive:[3]
«Un altro fiore che arricchisce la bottega dei nostri profumi, come Boccioni e Lorenzo Viani, come Ligabue e Carlo Barbieri. Cardile fa parte di quei matador che infastidiscono tutti coloro che sbagliano il colpo. Tutte cose che mandano in bestia chi ama la quiete di una qualsiasi accademia.»
Corrado Cagli dirà di lui:[4]
«...Cardile può aver sofferto, meditato ed espresso, non presentandosi affatto a ragionamenti mondani e tanto meno a frivole speculazioni, per aver semmai prolungato quella romantica vena che ha percorso la grafica Scipionesca alle "apocalissi" di Mafai, dagli orti di Omiccioli alle prostitute di Vespignani, non potrebbe essere profondamente inteso se non dal più esperto pubblico romano. Il timbro patetico e il valore documentario della sua opera legano Cardile a quella linea di illustri pittori romani più che il suo segno...»
Pittore, scultore, disegnatore, incisore, artista completo, Cardile in cinquant'anni interpretò liberamente temi sacri e profani.[5]
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