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archeologo italiano (1926-2011) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Antonino Di Vita (Chiaramonte Gulfi, 19 ottobre 1926 – Roma, 22 ottobre 2011) è stato un archeologo e funzionario italiano.
Allievo di Guido Libertini all'Università di Catania, con lui si laureò in lettere il 1º luglio 1947, discutendo una tesi in archeologia e storia dell'arte greca e romana, premiata pure della dignità di stampa. Nel 1951 ottenne il diploma di perfezionamento presso la Scuola Nazionale di Archeologia dell'Università di Roma, dopo un anno passato ad Atene (1950) grazie a una borsa di studio trascorsa alla Scuola archeologica italiana di Atene. Entrò come ispettore e poi direttore in varie Soprintendenze italiane, insegnando al contempo presso le Università di Palermo, Perugia e, infine, Macerata, ordinario di archeologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia, di cui fu anche preside; di quest'ultimo ateneo divenne poi rettore dal 1974 al 1977.
Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene dal 1977 al 2000, fu consigliere del governo libico per le antichità della Tripolitania tra il 1962 e il 1965, quindi direttore di numerose missioni archeologiche italiane in Algeria, Libia e Tunisia. Oltre alle attività di scavo nazionali e internazionali, si occupò anche dello studio dei terremoti nell'antichità[1].
Tenne lezioni e conferenze in molti centri universitari italiani ed europei, ma anche all'Università di Sydney in Australia e in quelle giapponesi di Tokyo e Kyoto. Autore di circa 380 fra studi, saggi, curatele e articoli scientifici riguardanti i campi dell'archeologia, della storia dell'arte greca e romana e dell'archeologia fenicio-punica, scrisse altresì varie monografie scientifiche l'ultima delle quali dedicata a Gortina di Creta. Fu cofondatore e direttore per vari anni della rivista Libya Antiqua, nonché direttore dell’Annuario della Scuola Archeologica Italiana di Atene, curandone pure le relative monografie pubblicate fra il 1977 e il 2000.
Morì a Roma, a 85 anni, il 22 ottobre 2011.
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