Antemnae
antica città del Lazio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Antemnae (dal latino ante amnes, "davanti ai fiumi") fu un oppidum (villaggio fortificato) del Latium vetus, i cui resti sono stati identificati sulla collina di Monte Antenne, che dall'antico abitato trae il nome, oggi sita all'interno del parco di Villa Ada, nel comune di Roma.
Antemnae | |
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Utilizzo | Abitativa |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Dimensioni | |
Superficie | 13 m² |
Scavi | |
Data scoperta | 1834 |
Date scavi | 1878, 1978, 1986 |
Archeologo | Antonio Nibby |
Amministrazione | |
Ente | Sovrintendenza capitolina ai beni culturali |
Mappa di localizzazione | |
Il sito domina la via Salaria, nei pressi di Ponte Salario, e la confluenza tra i fiumi Tevere ed Aniene, in posizione di rilevanza strategica da cui è derivata la sua denominazione. I suoi abitanti erano detti Antemnati.
Diverse le citazioni degli antichi scrittori riguardano l'origine della città: sabina del Latium vetus[1], fondata dai Siculi e conquista poi dagli Aborigeni[2], una delle cinque città che presero le armi contro i Troiani[3], più antica di Crustumini[4].
I Romani, guidati da Romolo assaltarono ed occuparono la città, dopo che gli Antemnati, a seguito dell'episodio del ratto delle Sabine, stavano razziando il territorio di Roma, approfittando dell'assenza dei Romani, impegnati nello scontro con i Ceninensi. Dopo il vittorioso scontro Romolo, celebrato il suo secondo trionfo, vi inviò dei coloni romani.[5][6]
Secondo il racconto di Plinio il Vecchio la città fu sottomessa da Romolo dopo la sconfitta del suo re Tito Tazio, che venne associato al regno romano.[7]
Antemnae sostenne il tentativo di Tarquinio il Superbo, alleatosi per l'occasione con Porsenna, di riprendere il controllo di Roma.
La città divenuta avamposto romano fu fortificata[8]. In età tardo-arcaica e repubblicana vi fu un tempio dedicato a Giunone.[8] Tuttavia a partire dal III secolo a.C. la città conobbe la sua decadenza.[8]
Nell'82 a.C. la località vide l'episodio conclusivo della battaglia di Porta Collina, combattuta tra le legioni della fazione aristocratica guidata da Lucio Cornelio Silla e un esercito formato dalle legioni della fazione dei populares e dalle milizie italiche guidate dal condottiero sannita Ponzio Telesino che marciavano su Roma. La battaglia conclusiva, combattuta davanti ad Antemnae, vide la vittoria delle truppe condotte da Silla e la sconfitta dei "mariani". In seguito, verso il I secolo a.C., la città fu sostituita da una villa romana.[8]
Fu quindi inclusa da Plinio il Vecchio nella sua lista di città scomparse.[9]
La sua prima identificazione si deve ad Antonio Nibby nel 1834,[10][11] anche grazie alle citazioni letterarie di Strabone e Plutarco, che la ponevano poco fuori Porta Collina.[12] La localizzazione del sito del Nibby ottenne però un generale consenso solo con gli scavi del 1878 per la costruzione del Forte Antenne. Successive indagini archeologiche si sono svolte nel 1978 e nel 1986.[11]
Il sito della città è stato identificato con l'altura situata in corrispondenza della confluenza del fiume Aniene nel Tevere, oggi all'interno di Villa Ada ai Parioli a Roma, a conferma dall'emitologia del nome che deriverebbe dalla locuzione ante amnes ("davanti ai fiumi")[13].
Il sito archeologico, che si trova all'interno di Villa Ada, nel punto in cui l'Aniene confluisce nel Tevere[14], è stato in gran parte distrutto a seguito della costruzione del forte Antenne, tra il 1877 e il 1891[8]. Le mura della città, realizzate in cappellaccio tramite opus quadratum, alte anche 7 metri (secondo le misurazioni effettuate prima della costruzione del forte) sono state datate fra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C..[11]
Dell'abitato si conoscono diverse fondazioni in tufo e delle coperture in tegola. Sarebbero noti anche degli impianti idraulici, anche se una cisterna è stata distrutta durante i lavori ottocenteschi. Un edificio cultuale del VII secolo ha evidenziato alcuni reperti votivi, che farebbero pensare a una venerazione di Giunone Sospita: qui è stata rinvenuta un'antefissa con la riproduzione di Giunone con un elmo realizzato con elementi bovini, ed oggi esposto al Museo nazionale romano, datata all'inizio del quinto secolo.[11]
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