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medico e dirigente sportivo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Angelo De Palo (Terlizzi, 24 marzo 1909 – Roma, 9 agosto 1977) è stato un medico e dirigente sportivo italiano, presidente dell'AS Bari per sedici anni, dal 1961 al 1977.
Si laureò in medicina a Torino, dove ottenne anche una specializzazione in ginecologia.[1] Dopo l'università tornò a Bari, dove esercitò la professione di chirurgo e ginecologo.[1] Il lavoro lo impegnava per molto tempo e lo rese noto in città.[1] Sposatosi con Maria Carla Girone, perse un figlio in tenera età.[1]
Aveva in mente la fondazione di una moderna clinica per partorienti, che voleva far costruire a proprie spese.[1] Non gli fu concessa la cattedra universitaria (lo storico Antonucci crede per opposizione delle cosiddette "baronie").[1]
Ai tempi del liceo, poco più che sedicenne, divenne tifoso del Bari Football Club,[1] che il 15 gennaio 1928 vide vincere per 5-3 contro la Fiorentina e approdare in Divisione Nazionale.[1] Seguiva i biancorossi anche nelle trasferte in Serie A e B nel Nord Italia, quando da studente universitario viveva a Torino.[1]
Nel 1961, con il Bari appena retrocesso in Serie B e una riorganizzazione in atto nel club pugliese, accettò di diventarne membro della commissione di reggenza (prima assieme ai commendatori La Gioia, Marino e Brunetti e nel 1962 solo con Marino). Nel 1963, decretata dall'assessore comunale allo sport la fine del commissariamento dell'A.S. Bari, fu eletto presidente dopo le dimissioni di Marino, dal nuovo consiglio d'amministrazione ed esercitò tale funzione per il resto della propria vita (pur continuando la professione di medico).[1]
Condusse una vita intensa, passando dallo stadio e dalle faccende del Bari alla sala operatoria, tanto da venire soprannominato ginecologo volante.[1] L'attività di dirigente del Bari rappresentava sovente una valvola di sfogo per le difficoltà incontrate nella vita e nel lavoro.[1]
Il pomeriggio del 2 agosto 1977, a Poggio Bustone, nel reatino, durante il ritiro estivo della squadra biancorossa, fu colpito da un ictus e ricoverato in serata al policlinico Gemelli di Roma, dove morì una settimana dopo per emorragia cerebrale. Dopo il suo trasporto al Policlinico di Roma, in ambulanza fu trovata sul ricettario dei medicinali la scritta "mi raccomando al Bari…".[2] Ai funerali, a Terlizzi, cittadina in cui era nato e vissuto in gioventù, furono presenti ventimila persone.[2]
«Meglio la giungla del calcio che quella delle faide universitarie»
«Un gentiluomo d'altri tempi, forse inadeguato a combattere e a difendersi nella giungla difficile del calcio, ma proprio per questo un esempio di coraggio, da personaggio eccezionale»
Fu presidente del Bari per sedici anni, compreso il biennio da commissario. È stato il presidente più longevo dei galletti fino al 1998, anno in cui questo primato fu battuto da Vincenzo Matarrese.
Spesso chiamato professore,[1] da presidente del Bari promosse per primo nelle due serie maggiori allenatori che han poi fatto carriera, come Tommaso Maestrelli, Lauro Toneatto e Carlo Regalia. Nel 1962 si rivelò positiva la promozione in prima squadra dell'allenatore dei "ragazzi" (una formazione giovanile) biancorossi Onofrio Fusco. Ebbe con Toneatto la collaborazione più proficua per durata e risultati conseguiti.
La sua presidenza vide il Bari per due anni in Serie A, nelle stagioni 1963-1964 e 1969-1970, nove anni in serie B e cinque in C.
Nell'ambiente calcistico riscosse stima e considerazione tanto da venire eletto, a metà carriera di dirigente sportivo, vice presidente di Lega.[2] Fu più volte capace di superare momenti difficili per la squadra e la società biancorossa.[2]
Sul finire dell'aprile 1977 riuscì a coinvolgere i due cari e stimati amici Michele Mincuzzi e Aurelio Gironda (noto avvocato penalista barese) a collaborare alla gestione tecnica e finanziaria dell'AS Bari (l'invito fu reso noto dallo stesso professore il 26 aprile del '77 a Bath City, in Inghilterra, nella conferenza stampa d'apertura del Torneo Anglo-Italiano di Calcio, a cui partecipò il suo Bari)[3]. I due ricchi amici, che sarebbero diventati soci effettivi del Bari a inizio campionato 1977-1978, anticiparono sovvenzionamenti per importanti operazioni[3] e avviarono, in sintonia con De Palo, un piano per la ristrutturazione e il rilancio del vivaio (vivaio che fino alla fine degli anni novanta ha lanciato diversi atleti nel panorama calcistico nazionale) e per la modernizzazione della società.[3]
Morto il professore, Mincuzzi e Gironda, impossibilitati a gestire da soli il Bari, dopo una breve ricerca trovarono l'assenso della famiglia Matarrese a rilevare le azioni del professore scomparso, ammontanti al 92% dell'intero capitale sociale. L'onorevole Antonio Matarrese divenne quindi successore di De Palo.[2]
Pochi anni dopo la sua scomparsa, nel settembre 1983, fu inaugurato a Palese Macchie, periferia nord di Bari, un centro sportivo ancora funzionante negli anni duemilaventi, a lui intitolato ("Centro sportivo Angelo De Palo"), su iniziativa dell'imprenditore locale Francesco Tunzi e per interessamento della moglie.[1]
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