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scultura Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il busto di Amenemhat V (ÄS 37), in scisto, è una scultura raffigurante l'antico faraone egizio Amenemhat V (1796 - 1793 a.C.[1][2]), che regnò al principio della XIII dinastia egizia. Una delle migliori creazioni artistiche del periodo, si trova a Vienna, al Kunsthistorisches Museum[3].
Amenemhat V in scisto (ÄS 37) | |
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Autore | sconosciuto |
Data | incerta, forse risalente al Periodo tardo dell'Egitto o all'Epoca tolemaica, più probabilmente coeva al soggetto |
Materiale | scisto |
Altezza | 35 cm |
Ubicazione | Kunsthistorisches Museum, Vienna |
Il busto, frammentario, è alto 35 cm e faceva originariamente parte di una statua a grandezza naturale del sovrano assiso in trono, scolpita in scisto. Il faraone indossa il tipico copricapo nemes con un ureo parzialmente distrutto; notevole è il suo sorriso, che si discosta dall'usanza di non far trasparire emozioni dai volti dei soggetti della statuaria. Gli accenni al realismo a dispetto della completa idealizzazione del soggetto seguono una tendenza affermatasi già sotto Amenemhat III[4].
Il reperto non reca alcuna iscrizione: a causa di ciò, per molto tempo non fu possibile identificarlo e datarlo. Si riteneva generalmente che appartenesse al Periodo tardo dell'Egitto[5] o all'Epoca tolemaica[6]. Nel 1985 avvenne la pubblicazione definitiva dei reperti archeologici rinvenuti a Hekaib, sull'isola Elefantina. Si trattava principalmente di stele e statue, fra cui una scultura del faraone Amenemhat V scoperta, nel novembre del 1932, priva della testa[7]. Tre anni dopo la pubblicazione completa degli oggetti ritrovati, l'egittologa Biri Fay pubblicò un articolo in cui dimostrava l'appartenenza del busto di Vienna alla statua ritrovata nel 1932[8].
Il busto fu probabilmente acquisito nel 1821 e giunse a Vienna poco dopo. La testa è menzionata per la prima volta, in un inventario del museo, nel 1824 (classificato come un busto di donna). Apparteneva ai pezzi dell'Antiken-Cabinet voluto dall'imperatrice Maria Teresa nel 1765[9]. La statua era stata ritrovata fra i resti del tempio di Hekaib, anche se in principio dovette aver adornato il locale tempio di Satet. Al momento della scoperta era in frantumi, e una porzione del retro e delle braccia completamente mancanti[10]. Il trono reca due iscrizioni accanto alle gambe di Amenemhat, sul davanti e sulla cima del seggio, le quali chiamano il re per nome e inoltre lo appellano amato da Satet, signora di Elefantina.
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