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film del 1979 diretto da Bob Fosse Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
All That Jazz - Lo spettacolo comincia (All That Jazz) è un film del 1979 diretto da Bob Fosse, interpretato da Roy Scheider, Jessica Lange e da un folto gruppo di attori comprimari.
All That Jazz - Lo spettacolo comincia | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | All That Jazz |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1979 |
Durata | 123 min |
Genere | musicale, drammatico |
Regia | Bob Fosse |
Sceneggiatura | Robert Alan Aurthur, Bob Fosse |
Produttore | Robert Alan Aurthur |
Produttore esecutivo | Daniel Melnick |
Casa di produzione | 20th Century Fox, Columbia Pictures |
Fotografia | Giuseppe Rotunno |
Montaggio | Alan Heim |
Musiche | Ralph Burns |
Scenografia | Philip Rosenberg, Tony Walton, Edward Stewart, Gary J. Brink |
Costumi | Albert Wolsky |
Trucco | Fern Buchner |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Storia autobiografica, caratterizzata da grande cura per le coreografie, musiche, ritmo, e da una sorta di omaggio anche a 8½, ottenne ben quattro Oscar relativi al settore artistico-tecnico. Il film prende il titolo dall'omonima canzone del musical con la regia di Fosse Chicago. Presentato in concorso al Festival di Cannes 1980, ha vinto la Palma d'oro come miglior film ex aequo con Kagemusha - L'ombra del guerriero di Akira Kurosawa.[1]
Nel 2001 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[2]
Joe Gideon, affermato attore, ballerino e coreografo di musical e danza moderna, lavora alla preparazione del suo nuovo spettacolo, iniziando con il casting dei ballerini sul palco del teatro, sotto gli occhi vigili dei produttori, del compositore delle musiche e della ex moglie, anch'ella ballerina del musical per la quale Joe ha scritto il copione. Contemporaneamente, in scene immaginarie, parla e risponde alle domande di Angelica, una dama vestita di bianco, sulla sua vita, sulle origini della sua carriera e sulle donne della sua vita; la dama bianca non è una figura angelica o una fata ma è una sorta di angelo della morte, ella ascolta con interesse e simpatia quello che lui le racconta.
Joe le racconta del suo esordio in uno spettacolo di vaudeville, che andava in onda subito dopo l'esibizione di alcune spogliarelliste; esse giocavano ad eccitarlo di proposito dietro le quinte tanto che, prima di una sua esibizione di tip-tap, ebbe un'eiaculazione ben visibile sui suoi pantaloni, rendendolo ridicolo al pubblico. Nonostante questa iniziale figuraccia, lui continuò la sua carriera di ballerino divenendo un grande artista: fondò una compagnia di ballo e si esibì in spettacoli di grande impegno e fascino, anche con scene di semi-nudo scandalose.
Nella vita privata non manca di sposarsi e di avere una figlia ma, mentre lui ama molto la figlia, con la moglie nascono troppi problemi: la sua professione infatti gli offre molteplici occasioni per avere innumerevoli amanti. La sua carriera va a gonfie vele ma il logorio fisico è grande tanto che il cuore comincia a soffrirne in maniera pesante e, arrivato alla soglia dei cinquanta anni, ha consumato la sua speranza di vita; ricoverato in un ospedale ed operato non gli basterà per salvarsi.
La parte finale del film è un grande musical, con scenografie dedicate al sistema circolatorio. Appaiono tutte le persone importanti della sua vita, incluse le spogliarelliste, la moglie e la figlia, grande spettacolo musicale col ritornello di "I think I'm gonna die". Poi alla fine, il buio e l'apparizione della signora in bianco, verso cui Joe si incammina nell'apoteosi finale del musical, mentre, come in un atroce contrappasso, la chiusura di un sacco per cadaveri si sigilla sul suo corpo.
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