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L'Alfa Romeo 1101 era un motore radiale aeronautico a 28 cilindri a 7 stelle, realizzato tra la fine degli anni trenta del XX secolo e il periodo della seconda guerra mondiale dall'azienda italiana Alfa Romeo Milano e rimasto allo stadio di prototipo.
Alfa Romeo 1101 | |
---|---|
Descrizione generale | |
Costruttore | Alfa Romeo Milano |
Tipo | motore radiale a 7 stelle |
Numero di cilindri | 28 |
Schema impianto | |
Cilindrata | 50,25 L |
Alesaggio | 135 mm |
Corsa | 125 mm |
Combustione | |
Combustibile | benzina avio B4 87 ottani |
Raffreddamento | Liquido |
Compressore | compressore centrifugo a doppio stadio e doppia velocità |
Uscita | |
Potenza | 2 200 CV a 2 625 giri minuto; 2 300 CV ,a 2 800 giri/min a 2 300 m); 2 150 CV (a 2 800 giri/min a 8 000 m di quota |
Dimensioni | |
Lunghezza | 2 470 mm |
Diametro | 1 135 mm |
Rapporti di compressione | |
Rap. di compressione | 6,5:1 |
Peso | |
A vuoto | 1 150 kg (senza accessori) |
Prestazioni | |
Rapporto di riduzione | 2,5:1 |
Note | |
dati relativi alla versione 1101 R.C.37/87 e tratti da Destini incrociati[1] | |
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Nel corso del 1935 l'ingegnere spagnolo Wilfredo Ricart sostituì l'ingegner Giustino Cattaneo,[N 1] alla testa del reparto motori aeronautici (Servizio Studi Speciali) dell'Alfa Romeo.[2] Appena arrivato dovette subito occuparsi dei problemi emersi nello sviluppo del nuovo modello, l'AR 135 RC., che erogava 1 400 CV.[3] Le continue modifiche ai capitolati volute dai militari consigliarono una riprogettazione del motore, e nel 1939 Ettore Pagani completò uno studio relativo ad un motore con cilindrata totale di 50 litri, erogante una potenza superiore ai 2.100 CV.[3] Inizialmente noto come modello 101,[3] fu poi definitivamente denominato 1101 e il suo sviluppo cominciò all'inizio del 1940.[3] Affidato al capo dei calcolatori Orazio Satta, in collaborazione con Giuseppe Busso, e sotto la supervisione di Ricart e Gobbato, il prototipo del motore fu completato per la fine del 1941,[3] girando al banco per la prima volta il giorno di Natale[2] di quell'anno,[N 2] mentre secondo Giuseppe Busso ciò avvenne nei primi giorni del gennaio 1942.[3]
L'ingegnere Busso, entrato in Alfa Romeo nel 1939,[2] aveva calcolato le possibilità di sviluppo del nuovo propulsore, prevedendo versioni con compressore a due stadi e due velocità eroganti 2 300 CV, una versione turbo composita da 2 600 CV[N 3] una versione maggiorata a 60 000 cc e ipotizzato uno sviluppo del motore dotato di 42 cilindri da 70 000 cc.[2] Il precipitare della situazione bellica, portò al decentramento del Servizio Studi Speciali nello stabilimento di Armeno, vicino al lago d'Orta, avvenuto all'inizio del 1943.[3] La firma del successivo armistizio dell'8 settembre 1943, e la costituzione della Repubblica Sociale Italiana portarono al rallentamento definitivo, e poi al successivo abbandono, del lavoro sul modello 1101. Il 18 giugno 1944 un attacco dei partigiani distrusse lo stabilimento di Armeno, insieme a buona parte della documentazione tecnica e dei pezzi per realizzare la serie 0 di 20 esemplari.[3]
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