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Akinfij Nikitič Demidov (in russo Акинфий Никитич Демидов?; Tula, 1678 – 5 agosto 1745) è stato un imprenditore russo, appartenente alla famiglia Demidov.
Akinfij era il figlio maggiore di Nikita Demidov, fabbro di Tula che grazie al favore dello zar Pietro I aveva fatto fortuna come imprenditore e proprietario di diverse miniere e fabbriche di ferro nella regione degli Urali.[1]
Dopo aver imparato a leggere e scrivere in una scuola di Tula e le basi della metallurgia dal padre, si recò a Freiberg, in Sassonia, per approfondire le tecniche di estrazione mineraria occidentali. Lì acquistò inoltre una ricca collezione di minerali, che riportò con sé in Russia e integrò con campioni delle rocce siberiane.[2][3][4]
Tornato in patria, fin da giovane affiancò il padre nel suo lavoro di gestione delle fabbriche metallurgiche. Già nel 1702 il padre gli affidò la gestione delle fabbriche di Nev'jansk, e intorno al 1721 face costruire in tale città una torre alta 57 metri. Durante la costruzione della torre, a causa dell'eccessivo peso, il terreno ebbe un cedimento conferendo all'edificio la caratteristica pendenza che lo ha reso il simbolo della città.[2][5]
Alla morte del padre ereditò gran parte della sua fortuna, comprese diverse miniere e fabbriche metallurgiche nella regione degli Urali. Negli anni successivi costruì 17 nuove fonderie e scoprì una trentina di nuovi giacimenti minerari di rame, piombo, oro e argento, soprattutto nella zona dei Monti Altaj.[2][4]
All'apice del successo la famiglia Demidov possedeva oltre 30 fabbriche metallurgiche, 25 delle quali di proprietà di Akinfij, dove lavoravano 30.000 operai tra servi e contadini e che fornivano i due terzi della produzione metallurgica di tutto il paese.[2][4][6]
Nel 1726 l'imperatrice Caterina I concesse ad Akinfij e ai suoi fratelli un diploma di nobiltà ereditaria.[7][8]
Morì il 5 agosto 1745 lungo la strada da Tula agli Urali, e venne sepolto nella chiesa di Nikolo-Zareckij a Tula, fatta costruire da lui intorno al 1730 e in seguito utilizzata come tomba della famiglia Demidov.[4][9]
Akinfij Demidov si sposò in prime nozze con E.T. Korobkova, dalla quale ebbe i figli Prokofij Akinfievič (in russo Прокофий Акинфиевич Демидов?) e Grigorij Akinfievič (in russo Григорий Акинфиевич Демидов?).[2]
In seconde nozze si sposò con Evfimia Ivanovna Paltseva, da cui ebbe il figlio Nikita Akinfievič (in russo Никита Акинфиевич Демидов)?. Evfimia aveva una grande influenza sul marito e lo convinse a lasciare alla sua morte la maggior parte delle proprietà al figlio Nikita.[3]
I due fratelli maggiori impugnarono il testamento rivolgendosi all'imperatrice Elisabetta, la quale stabilì che l'eredità di Akinfij Demidov dovesse essere divisa equamente tra i tre fratelli. Tra di essi solo Nikita continuò con successo l'attività imprenditoriale del padre.[3] [4][10][11]
Tutti e tre i fratelli si distinsero nelle opere di beneficenza. In particolare finanziarono con grandi donazioni di denaro l'Università statale di Mosca, fondata dall'imperatrice Elisabetta nel 1755, e l'orfanotrofio di Mosca voluto da Caterina II.
Donarono inoltre all'università la grande collezione di minerali del padre, contenente oltre 6000 pezzi, erbari, biblioteche e il ferro necessario per la costruzione degli edifici dell'università.[4]
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