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film del 1997 diretto da Wolfgang Petersen Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Air Force One è un film del 1997 diretto da Wolfgang Petersen e interpretato da Harrison Ford, Gary Oldman e Glenn Close.
Air Force One | |
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Egor Korshunov (Gary Oldman) minaccia James Marshall (Harrison Ford) in una scena del film | |
Titolo originale | Air Force One |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1997 |
Durata | 124 minuti |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | azione, drammatico, thriller |
Regia | Wolfgang Petersen |
Soggetto | Andrew W. Marlowe |
Sceneggiatura | Andrew W. Marlowe |
Produttore | Armyan Bernstein, Wolfgang Petersen, Gail Katz, Jon Shestack |
Produttore esecutivo | Thomas A. Bliss, Marc Abraham, David Lester |
Casa di produzione | Columbia Pictures, Beacon Pictures, Radiant Productions |
Distribuzione in italiano | Buena Vista International |
Fotografia | Michael Ballhaus |
Montaggio | Richard Francis-Bruce |
Effetti speciali | Terry D. Frazee, Richard Edlund, Brad Kuehn |
Musiche | Jerry Goldsmith |
Scenografia | William Sandell, Nancy Patton, Ernie Bishop |
Costumi | Erica Edell Phillips |
Trucco | Kevin Haney, Selina Jayne, Michael Laudati, Ronnie Specter |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Logo ufficiale del film |
In Kazakistan avviene un'operazione speciale dove la Delta Force e la Specnaz catturano il generaleIvan Radek, dittatore del suddetto paese. Tre settimane dopo, il presidente degli Stati Uniti d'America James Marshall (veterano di guerra e amico del presidente russo Stolicha Petrov), la sua famiglia e alcuni componenti dello staff presidenziale si preparano a tornare da un viaggio a Mosca sull'aereo presidenziale, l'Air Force One (Boeing SAM 28000). Non sanno però, che un gruppo di terroristi kazaki, guidati da Egor Korshunov, si è imbarcato segretamente. Questi ultimi hanno come fine la liberazione del dittatore del loro paese, il generale Radek, tenuto attualmente prigioniero nelle carceri russe.
Al momento del dirottamento, i terroristi eliminano gran parte delle guardie del corpo e alcuni membri dello staff del presidente, cosicché quest'ultimo viene fatto salire sulla capsula di salvataggio, che viene espulsa dall'aereo. Poiché l'aereo tenta l'atterraggio di emergenza alla Base Aerea di Ramstein, Korshunov e i dirottatori irrompono nella cabina di pilotaggio, uccidendo i piloti e prendendo infine il controllo dell'aereo eseguendo la riattaccata all'ultimo, dopodiché, Korshunov fa virare l'aereo a est, in direzione del Kazakistan. In quanto, apparentemente, il presidente è stato messo in salvo, Korshunov inizia a uccidere a uno a uno i passeggeri dell'aereo, nell'attesa che le sue richieste vengano accolte da Washington. Tuttavia il presidente Marshall, che non aveva mai abbandonato l'aereo dall'inizio del dirottamento, interviene e agisce di nascosto eliminando i terroristi nella stiva e provocando una fuoriuscita di carburante tramite istruzioni ricevute dalla Casa Bianca. Notata la perdita, Korshunov ottiene un rifornimento in volo, mentre il presidente permette ai suoi collaboratori e alla maggior parte dei passeggeri di lasciare l'aereo, inviando via fax istruzioni per il rifornimento affinché gli occupanti possano paracadutarsi dall'aereo. Giunge quindi un McDonnell Douglas KC-10 Extender a rifornire il Jumbo e non appena gli occupanti iniziano a lanciarsi dalla rampa di poppa i dirottatori scoprono che il presidente ha provocato tutti i misfatti, quindi lo portano sul ponte superiore, mentre il KC-10 viene improvvisamente scollegato dall'Air Force One e si distrugge. Korshunov ordina quindi a Marshall di chiamare Petrov per liberare il dittatore Radek, ma grazie a una scheggia di vetro il presidente americano si libera ed elimina gli ultimi dirottatori compreso Korshunov e per finire, avendo esperienza da aviatore, prende i comandi dell'Air Force One; successivamente Petrov, aggiornato da Marshall, fa uccidere il dittatore, in procinto di essere liberato.
Gli unici ancora vivi sull'Air Force One, dato che la maggior parte dei passeggeri ha avuto modo di paracadutarsi dal velivolo, sono il presidente, la sua famiglia, il maggiore Caldwell, Lloyd Shepard (ferito da Korshunov) e una delle guardie del corpo del presidente. Poiché sono ancora a bordo dell'aereo, questi vengono attaccati da alcuni caccia fedeli al dittatore ucciso, che danneggiano gravemente l'aereo prima di essere neutralizzati dai caccia americani. Scatta così una missione di salvataggio, durante la quale si verifica un nuovo colpo di scena: la guardia del corpo presidenziale (che collaborava, in realtà, con i terroristi), uccide il maggiore rimasto con lui sull'Air Force One, che si disintegra nel Mar Caspio con lui a bordo. Ancora una volta, però, il presidente riesce ad avere la meglio: così facendo, sano e salvo, può finalmente riabbracciare la sua famiglia.
Le riprese del film si svolsero dal 16 settembre 1996 al 17 gennaio 1997.[1]
Per le riprese esterne, i produttori noleggiarono un aereo Boeing 747 della Kalitta Air e lo ridipinsero per farlo sembrare l'Air Force One.[2][3]
Le scene dell'aeroporto di Mosca furono in realtà girate al Los Angeles International Airport.
Air Force One è stato distribuito negli Stati Uniti il 25 luglio 1997 dalla Sony Pictures e in Italia il 19 settembre dalla Buena Vista Pictures International attraverso la Touchstone Pictures.
La direzione del doppiaggio italiano è a cura di Sandro Acerbo, su dialoghi di Francesco Vairano, per conto della SEFIT-CDC.[4] Nei dialoghi italiani si riscontra l'impropria traduzione di Secret Service (l'agenzia federale che si occupa della protezione dei presidenti USA) in "servizi segreti".
Prodotto con un budget di 85 milioni di dollari,[5] il film debuttò al primo posto del botteghino nordamericano con un incasso di oltre 37 milioni nel suo primo weekend.[5] Divenne un successo finanziario, incassando 172 956 409 nei soli Stati Uniti e 142 200 000 all'estero, per un totale di 315 156 409 in tutto il mondo.[5]
Il film ricevette critiche generalmente positive. Su Metacritic ha un punteggio di 62 su 100 basato su 25 giudizi,[6] mentre su Rotten Tomatoes registra una valutazione pari al 79% delle recensioni professionali favorevoli con un voto medio di 7,1 su 10 basato su 66 recensioni.[7]
Il presidente in carica Bill Clinton visionò due volte il film nel suo ufficio ed espresse un giudizio positivo.[8] In un sondaggio del 2016, Harrison Ford è stato nominato il più grande presidente cinematografico di sempre.[9]
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