Si tratta di uno dei diversi brani che compaiono nel Nuovo Testamento ma che mancano dai manoscritti più antichi. L'autenticità di questo brano è stata messa in discussione dagli studiosi sin dalla seconda metà del XIX secolo. Secondo gli studiosi, alcuni copisti apportarono tale aggiunta nel II e III secolo per contrastare la dottrina cristologica di un Gesù esclusivamente divino.[2][3] I versetti sono posti tra doppie parentesi quadre nelle edizioni moderne del testo greco, a indicarne la dubbia autenticità. «Oggi alcune bibbie mettono il testo tra i versi di Luca, altre lo relegano in una nota a piè di pagina»[4] e in altre «i versetti sono posti tra parentesi quadre, a indicare che i traduttori sono abbastanza sicuri che non facevano in origine parte del Vangelo di Luca».[5]
43 Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo. 44 Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.
Secondo l'anatomopatologo Pierluigi Baima Bollone[7] il sangue che trasuda è la cosiddetta "ematoidrosi", fenomeno provocato e sostenuto da un'intensa stimolazione neurovegetativa dei vasi cutanei con spiccata vasodilatazione, accompagnata da un aumento della permeabilità capillare che determina la fuoriuscita dei globuli rossi dai capillari del derma della cute. Sempre secondo Bollone, Gesù in quel momento aveva subito la cosiddetta "nevrosi d'organo", in preda al panico subiva affanno, sudorazione intensissima, bruciori, alterazioni, cardiopalmi e dolori cardiaci, forti vertigini, tipici sintomi di una "somatizzazione" che appunto fu causa di questa agonia spirituale.
Il Vangelo secondo Luca, tra i vangeli canonici, è quello che presenta un'immagine di Gesù più composta ed imperturbabile anche nei momenti più difficili, inclusa la sua Passione. Unica eccezione sono questi versetti. Alcuni gruppi tra i primi cristiani - ad esempio parte degli gnostici ed i marcioniti - sostenevano che Gesù fosse unicamente divino, al contrario della cristologia cattolica che lo considerava anche vero uomo. Nel II e III secolo, alcuni copisti - per sottolinearne l'umanità anche nel testo lucano - aggiunsero quindi questo passo in cui si evidenzia un Gesù che prova profonde sofferenze umane. I Padri della chiesa Giustino, Ireneo e Ippolito usarono questi versi appunto per sostenere la visione cristologica cattolica.
Kurt Aland, e Barbara Aland, The Text of the New Testament: An Introduction to the Critical Editions and to the Theory and Practice of Modern Textual Criticism, William B. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids, Michigan, 1995, p. 310; Bruce Metzger, The Text of the New Testament: Its Transmission, Corruption, and Restoration (Oxford University Press: 2005), p. 286; Bart Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture (Oxford University Press: 1993), pp. 187-194; Bruce Metzger e Bart Ehrman, Il testo del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, 2013, pp. 250-251, ISBN 978-88-394-0853-2; Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, pp. 26,162, ISBN 978-88-430-7821-9; Bart Ehrman, Gesù non l'ha mai detto - Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella traduzione dei vangeli, Mondadori, 2007, pp. 160-166, ISBN 978-88-04-57996-0.
W. Willker, A Textual Commentary on the Greek Gospels (PDF). URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2009), Vol. 3 Luke. TVU 174.
W. Willker, Luca 22:43–44 in 0171 (PDF). URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2011). (il più antico manoscritto greco testimone di questi versetti).
W. Willkier, Luca 33:43 nel Codex Vaticanus (PDF). URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2011).