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accordo internazionale del 2015 relativo ai cambiamenti climatici Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'accordo di Parigi è un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riguardo alla riduzione di emissione di gas serra e alla finanza, raggiunto il 12 dicembre 2015 e riguardante il periodo a decorrere dal 2020.[2] Il contenuto dell'accordo è stato negoziato dai rappresentanti di 196 Stati alla XXI Conferenza delle Parti dell'UNFCCC a Le Bourget, vicino a Parigi, in Francia.[3][4] Nel novembre 2018, 195 membri dell'UNFCCC hanno firmato l'accordo e 183 hanno deciso di farne parte.[5] Dei quattro Stati membri che non hanno ancora ratificato l'accordo, l'unica grande fonte di emissioni è l'Iran. Gli Stati Uniti d'America si sono ritirati dall'accordo nel 2020, ma vi sono tornati nel 2021.
Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici | |
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Paesi che hanno ratificato il trattato
Paesi coperti anche dalla ratifica dell'UE
Paesi in cui il trattato è stato ratificato, ma esso non è ancora in vigore
Paesi firmatari | |
Contesto | cambiamento climatico |
Firma | 22 aprile 2016 |
Luogo | Parigi |
Efficacia | 4 novembre 2016[1] |
Condizioni | Ratifica e adesione da parte di 55 parti della UNFCCC, rappresentanti il 55% delle emissioni globali di gas serra |
Firmatari | 195 |
Depositario | segretario generale delle Nazioni Unite |
Lingue | arabo, cinese, inglese, francese, russo, spagnolo |
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L'accordo è stato aperto alla firma il 22 aprile 2016, in occasione della Giornata della Terra, durante una cerimonia tenutasi a New York. La ratifica dell'accordo da parte degli Stati membri dell'Unione Europea permise all'accordo di entrare in vigore dal 4 novembre dello stesso anno.
L'obiettivo di lungo periodo dell'accordo di Parigi è quello di rafforzare la risposta mondiale alla minaccia posta dai cambiamenti climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a eliminare la povertà,[6] e tenendo conto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali.[7]
In particolare, l'accordo vuole adempiere agli obiettivi fissati con le seguenti strategie:[6]
Per conseguire l'obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura, le parti firmatarie mirano a raggiungere il picco mondiale di emissioni di gas a effetto serra al più presto possibile, riconoscendo che ciò richiederà tempi più lunghi per i Paesi in via di sviluppo, e a intraprendere rapide riduzioni in seguito, in linea con le migliori conoscenze scientifiche a disposizione, così da raggiungere un equilibrio tra le fonti di emissioni e gli assorbimenti antropogenici di gas a effetto serra nella seconda metà del XXI secolo.[8]
Il 21 aprile 2016, Sharon Dijksma, l'allora ministro dell'ambiente dei Paesi Bassi e presidente del Consiglio ambiente dell'Unione europea, e Maroš Šefčovič, l'allora vicepresidente della Commissione europea, firmano l'accordo a nome dell'Unione europea a New York. Il 5 ottobre 2016 i rappresentanti della presidenza del Consiglio europeo e della Commissione europea hanno depositato i documenti per la ratifica presso il segretario generale delle Nazioni Unite, depositario dell'accordo, a seguito della decisione da parte del Consiglio ambiente.[2]
Il 4 novembre 2016 entra in vigore l'accordo di Parigi, essendo state soddisfatte le condizioni che chiedevano la ratifica da parte di almeno 55 paesi che rappresentino almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra.[2]
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