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L'Accademia del cimento ("Accademia dell'esperimento" nell'italiano odierno) è stata la prima associazione scientifica a utilizzare il metodo sperimentale galileiano in Europa. Fu fondata a Firenze nel 1657.
Accademia del cimento | |
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Provando e riprovando, il motto dell'Accademia rappresentato nella Tribuna di Galileo. | |
Tipo | Accademia |
Fondazione | 1657 |
Fondatore | Leopoldo de' Medici |
Scioglimento | 1667 |
Sede centrale | Firenze |
Area di azione | conoscenza scientifica |
Lingua ufficiale | italiano |
Motto | Provando e riprovando |
La cosiddetta filosofia naturale s'era per la prima volta affermata nel mondo moderno, in forma durevole, con la romana Accademia dei Lincei (1603). Galileo Galilei la trapiantò e radicò a Firenze fra i suoi discepoli, i quali, dopo la sua morte (1642), ne continuarono l'apostolato scientifico con l'intento di allargarne e completarne l'opera fondamentale, nell'ampia libertà di pensiero di cui la Toscana allora godeva. In questo ambiente, e quasi dalle ceneri della Lincea, due decenni dopo la fine di essa, nacque in Firenze la famosa Accademia del Cimento, forse preceduta da una privata e meno nota accolita di sperimentatori che si riuniva nelle stanze del granduca (la Ferdinandea).
Fu istituita, il 19 giugno 1657, dal colto principe Leopoldo de' Medici, il quale iniziò a radunare in una sala di Palazzo Pitti contigua alla biblioteca palatina, i principali studiosi e seguaci delle dottrine galileane che frequentavano la corte granducale. Queste adunanze, quasi quotidiane, durate circa dieci anni (1658-1669), con varie e talvolta lunghe interruzioni, ebbero un carattere raccolto e privato. Il sodalizio non ebbe solennità e apparato accademici, ma un'unità significativa di lavoro, e di metodo e il noto motto dantesco[1] Provando e riprovando. Prese il nome del Cimento: nome e motto, che, se pur trovati tardi (verso il 1666; sembra che prima si chiamasse semplicemente Accademia delle esperienze), esprimono tuttavia un chiaro programma, in mancanza di leggi e costituzioni - che quest'accademia non ebbe mai.
Fecero parte del Cimento, come accademici propri o "operatori": i fiorentini Vincenzo Viviani (1622-1703), Paolo (1620-62) e Candido (1618-76) Del Buono, Carlo Dati (1619-75), Alessandro Segni (1633-97) Lorenzo Magalotti (1637-1712), l'aretino Francesco Redi (1626-94), il senese Alessandro Marsili (1601-70), il napoletano Giovanni Alfonso Borelli (1608-79), Antonio Oliva da Reggio Calabria, l'anconitano Carlo Rinaldini (1615-1698); e, quali soci corrispondenti, fra gli Italiani il romano Michelangelo Ricci (1619-82), il ligure Giovanni Cassini (1625-1712), il modenese Geminiano Montanari (1633-87), Donato Rossetti, Ottavio Falconieri; e fra gli stranieri, il medico danese Niccolò Stenone (Steen, 1631-86), il francese Thévenot, il gesuita francese Honoré Fabri (1607-88).
I primi esperimenti ebbero per oggetto la pressione dell'aria, gli effetti del vuoto, il congelamento dei liquidi, le proprietà del calore, la propagazione del suono e della luce, i fenomeni magnetici e le attrazioni elettriche. Nel 1660 gli accademici del Cimento si occuparono di astrofisica, in particolare del sistema di Saturno, essendo stati chiamati arbitri nella disputa sorta intorno a quel pianeta fra Christiaan Huygens e Honoré Fabri: dopo le loro ricerche diedero ragione al primo.
Altri loro studi ed esperienze si rivolsero alla compressione dell'acqua, all'ambra e alla calamita, all'aria e al suo peso alla digestione di alcuni animali ecc., come si può vedere nei Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Cimento, redatti e pubblicati (Firenze 1666) dal segretario dell'accademia, il conte Magalotti, presto tradotti in inglese da Richard Waller (Londra 1684), più tardi in latino da Pieter van Musschenbroek (Leida 1731). Da essi, e più dall'insieme assai maggiore di tutte le varie esperienze compiute nell'Accademia e registrate in appositi diari manoscritti[2], si può ricavare qual ricco contributo il Cimento portò all'evoluzione della scienza, in particolare delle scienze matematiche, astronomiche, fisiche e naturali, nel campo dell'acustica, della termodinamica, della geometria applicata, dell'idrostatica, della meccanica celeste, terrestre ed animale, dell'ottica, della fisiologia umana e vegetale.
Nel 1667 l'Accademia del Cimento si sciolse per varie cause: acri discordie personali interne, specialmente tra il Viviani e il Borelli, la partenza da Firenze di alcuni soci fra i più attivi e più autorevoli, l'assenza del suo capo e guida, il principe Leopoldo, eletto cardinale e trasferitosi a Roma. Inefficaci furono i tentativi fatti più tardi per restaurarla, dapprima sotto il Granduca Pietro Leopoldo e poi sotto il governo francese della Toscana nel 1801, quando la Nuova Accademia del Cimento, ossia Sperimentale Scientifica ebbe le sue costituzioni e la sua prima e unica adunanza il 16 marzo di quell'anno. Tra i nuovi effimeri accademici menzioniamo: Felice Fontana (1730-1805) presidente, Paolo Mascagni (1755-1822), Giovanni Fabbroni (1752-1822), Ottaviano Targioni Tozzetti (1755-1829).
L'importanza che l'Accademia del Cimento riveste nella storia delle scienze e delle società scientifiche moderne, non è solo in ciò che essa fece, ma anche nell'esempio e nell'indirizzo che diede e nei rapporti diretti che mantenne con il nascente movimento scientifico-accademico europeo del suo tempo, in particolare con le due famose società straniere, che raccolsero e continuarono ininterrottamente l'eredità metodica e scientifica dei Lincei e del Cimento: l'Académie des sciences di Parigi e la Royal Society di Londra, alle quali, per mezzo del Cassini, del Thévenot, di G. Fink (Finchio), del Magalotti stesso, l'accademia fiorentina comunicava i metodi e i risultati delle proprie esperienze.
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