Abdul Rahman Ghassemlou (Urmia, 22 dicembre 1930 – Vienna, 13 luglio 1989) è stato un politico iraniano, attivista curdo ucciso dagli agenti della Repubblica Islamica dell'Iran a Vienna[1][2][3][4].
Biografia
Nato nel 1930 nel villaggio di Qasemlu, periferia di Urmia, svolse un ruolo importante all'interno del Partito Democratico del Kurdistan Iraniano (a cui si unì quando aveva 15 anni).[5] Cominciò ad avvicinarsi alle idee comuniste e al Tudeh.[5] Dopo aver terminato il liceo, Ghassemlou si trasferì a Parigi per continuare gli studi. Nel 1948 ricevette una borsa di studio e si trasferì in Cecoslovacchia, dove studiò alla Scuola di Scienze Politiche ed Economiche di Praga.[5] Dopo essersi laureato nel 1953, tornò in Iran e iniziò le sue attività per rilanciare il Partito Democratico del Kurdistan (all'epoca molto vicino al Tudeh). Nel 1955, il Partito Democratico del Kurdistan interruppe ufficialmente i suoi legami organizzativi con il Tudeh.[5]
Venne eletto segretario del PDKI nel 1973.[6] Dopo la rivoluzione islamica del '79, Ruhollah Khomeini definisse Ghassemlou "nemico di Dio".[6] Dopo la morte dell'Ayatollah, il governo iraniano invitò Ghassemlou a delle trattative di pace. Il 13 luglio 1989 si recò ad un incontro pianificato con i rappresentanti iraniani a Vienna,[7] e venne ucciso.[6][8] Venne ritenuto responsabile il Ministero delle informazioni e della sicurezza nazionale.[9]
Note
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