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Festival di Cannes 2006

edizione del festival cinematografico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La 59ª edizione del Festival di Cannes si è svolta a Cannes dal 16 al 28 maggio 2006.

Il festival si è aperto con la proiezione di Il codice da Vinci di Ron Howard e si è chiuso con quella di Transylvania di Tony Gatlif.

La giuria presieduta dal regista cinese Wong Kar-wai ha assegnato la Palma d'oro per il miglior film a Il vento che accarezza l'erba di Ken Loach.

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La 59ª edizione del Festival di Cannes si è chiusa con un palmarès a sorpresa, almeno riguardo al premio maggiore, che ha disatteso i pronostici. «Un risultato inaspettato per tutti. Per gli addetti ai lavori, per i critici, per i giornalisti e anche per Ken Loach »,[1] il regista britannico non era neppure contemplato nelle rose dei favoriti, «dimenticato dal popolo del festival (...) archiviato in fretta come "il solito Loach"».[2] Avrebbe dovuto essere la consacrazione di Pedro Almodóvar, il grande favorito, che aveva la Palma fra le mani «sin da prima che il festival iniziasse»,[1] invece il regista spagnolo con Volver, apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, è stato nuovamente beffato come nel 1999, quando con Tutto su mia madre si dovette accontentare del premio alla regia, mentre la Palma andò a Rosetta dei fratelli Dardenne e il Gran Prix a L'umanità di Bruno Dumont. Secondo Fabio Ferzetti (Il Messaggero) «è addirittura oltraggioso negare ancora una volta l'oro al povero Almodovar, "colpevole" forse di avere già troppo successo».[2]

Si è trattato comunque di un palmarès assegnato all'unanimità, sul quale il presidente della giuria Wong Kar-wai si è così espresso: «Abbiamo scelto con il cuore, sempre. E il film di Ken Loach, visto nei primi giorni, si è piantato in modo indelebile nella nostra memoria, nei nostri pensieri di dolore per la storia da esso raccontata».[3]

Tullio Kezich (Corriere della Sera), pur dispiacendosi per la sconfitta di Almodovar e del suo «bellissimo film», sottolinea in positivo di un «verdetto ovviamente discutibile ma certo ragionato» i premi collettivi per le interpretazioni femminili e maschili, volti a «valorizzare il lavoro di gruppo al di là delle persone singole».[4]

Lietta Tornabuoni (La Stampa) definisce il verdetto «sin troppo equilibrato e ragionevole», ma il Festival «molto modesto, almeno per quanto riguarda i film in concorso».[5]

Giudizio negativo da parte di Emanuela Martini (Film TV) su un «Festival medio, per non dire mediocre, dove quelle che sulla carta potevano apparire scommesse coraggiose si rivelano invece più o meno dignitosi ripieghi», con una selezione ufficiale piena di «film inutili e deludenti». Gli unici film degni della Palma d'oro erano Babel, Marie Antoinette, Il caimano e Volver.[6]

Per Sergio Di Lino di CinemAvvenire.it, «la Palma d'Oro a The Wind That Shakes the Barley è tutt'altro che scandalosa, e soprattutto molto più meritata del rimasticato Volvér (...) la giuria (...) nel premiare Ken Loach contro tutti i pronostici e le esortazioni più o meno veementi di tanta parte della stampa, ha avuto coraggio e dimostrato spirito d'indipendenza».[7]

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