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Cosca malavitosa Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I Barbaro sono una 'ndrina originaria di Platì, considerata tra le più potenti cosche della 'ndrangheta. Di questa famiglia esistono tre rami: quelli soprannominati "castani", quelli "nigri" e quelli "pillari"[2][3]. La 'ndrina fu fondata alla fine del XIX secolo, diventando così una delle 'ndrine più antiche ancora in attività di tutta la 'ndrangheta.[4]
«avevano raggiunto il quasi monopolio nella zona: se non eri amico degli amici non potevi vincere gli appalti»
Nell'Italia settentrionale sono insediati nella periferia di Milano a Buccinasco e Corsico[5][6]. Sono legati alla cosca dei Papalia e dei Paparo.[7][8] La potenza dei Barbaro è alimentata dall'armamentario utilizzato (mitragliette Uzi, Skorpion, fucili a pompa).[9] Negli ultimi decenni la loro presenza è stata segnalata anche in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Trentino-Alto Adige e Liguria[10]. Nell'hinterland milanese hanno influenza anche sui comuni di Corsico, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio e Gaggiano[11]. In Australia sono alleati con i Sergi, e si sono insediati a Melbourne e Griffith fin dagli anni settanta del secolo scorso. Negli anni ottanta uno dei sei capi più influenti della 'ndrangheta australiana era Pasquale Barbaro, che gestiva l'area di Melbourne.
Dal matrimonio tra Francesco Barbaro e Marianna Carbone nacquero 10 figli. Dai loro dieci figli discenderanno i cinque rami della famiglia e le otto ‘ndrine che dominano la ‘ndrangheta di Platì:
Proprio tre degli otto figli di Serafina Barbaro e Giuseppe Papalia (1907) partiranno poi alla volta di Milano per diventare i boss della Lombardia: Domenico Papalia (oggi all’ergastolo ma assolto dopo 41 anni dall’omicidio D’Agostino), Rocco Papalia (scarcerato) e Antonio Papalia (all’ergastolo). I padrini che insieme alle altre famiglie satellite dei Barbaro (Sergi-Agresta-Marando-Musitano-Molluso-Zappia) daranno vita all’impero lombardo della ’ndrangheta.[4]
Negli anni Cinquanta, quando risiedevano ancora a Castellace furono coinvolti in una faida con i Mammoliti. Nell'ottobre del 1954 Domenico Barbaro uccise il capobastone Francesco Mammoliti. Il 7 novembre dello stesso anno viene ucciso Francesco Barbaro insieme ad altri. L'attacco fu attribuito a Vincenzo Mammoliti, ma non fu ritenuto colpevole per insufficienza di prove. Il 19 gennaio 1955 viene ucciso il fratello di Francesco Barbaro, Giovanni. La faida dura fino al 1978, quando Domenico Barbaro è ucciso a Perugia, dopo aver passato 26 anni in prigione per l'omicidio di Francesco Mammoliti nel 1954.
Dopo la morte di Pasquale Agresta nel 1974 la guida del locale viene condotta da Antonio Barbaro detto u nigru. Ai tempi i Barbaro comprendevano anche le 'ndrine dei Perre, Trimboli, Agresta, Catanzariti, Sergi, Papalia, Molluso e Musitano[12].
I Barbaro emigrati in Australia insieme alle altre famiglie di Platì come i Sergi e i Trimboli incominciano nel 1974 la coltivazione e lo spaccio di marijuana. Operano principalmente a Griffith e Sydney. Le figure più importanti sono Robert Trimboli, Antonio Sergi e Francesco Barbaro detto Little Trees. Questo fu ritenuto dalla Woodward Royal Commission australiana un membro della mafia calabrese a seguito della sparizione del promotore di campagne anti-droga Donald Mackay nel 1977. Dal 1974 a guidare il clan di Platì (che riunisce le famiglie Perre, Trimboli, Agresta, Catanzariti, Sergi, Papalia, Musitano e Molluso) è Antonio Barbaro, detto 'u nigru'[13].
Il 27 marzo 1985 viene ucciso Domenico De Maio per aver ridato all'amministrazione comunale di Platì terreni occupati abusivamente dalla cosca[14][15].
Il ricavato dai sequestri di persona è reinvestito nel traffico di droga operato insieme ad altre 'ndrine e nell'edilizia nel nord Italia. Le famiglie platiote in questo periodo cominciarono a trasferirsi nell'hinterland milanese, soprattutto nel quartiere dormitorio di Buccinasco. Francesco Barbaro (detto 'cicciu u castanu'), capo del clan, è arrestato il 5 gennaio 1989 e sale al comando il figlio Giuseppe Barbaro.
Nel 1992, viene arrestato il ventiquattrenne Francesco Barbaro, nipote dell'omonimo detto "U castanu", per traffico di droga. Trasportava droga dall'Aspromonte ai comuni piemontesi di Volpiano, Cuorgnè e Chivasso[16].
L'11 dicembre 1997 sequestrano Alessandra Sgarella, in zona San Siro a Milano e viene rilasciata a Locri il 4 settembre 1998. Il 27 agosto 2011 viene arrestato Francesco Perre in Aspromonte, l'ultimo carceriere della donna, ancora in libertà[17][18].
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