Violenza psicologica
Forma di abuso operato tramite violenza morale / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La violenza psicologica è un insieme di atti, parole o sevizie morali, minacce e intimidazioni utilizzati come strumento di costrizione e di oppressione per obbligare gli altri ad agire contro la propria volontà. La violenza psicologica non utilizza la forza fisica e si manifesta principalmente con parole e atti tesi a coercire la volontà di altre persone.
Questa violenza può portare ad un trauma psicologico che può includere ansia, depressione cronica, disturbo da stress post traumatico[1][2].
Non è raro che la vittima non riconosca la violenza e non riesca a lasciare il suo "carceriere": fino a qualche anno fa, il silenzio e la connivenza della vittima venivano fatte risalire a sue caratteristiche di masochismo; oggi si preferisce considerarli come il risultato del plagio a cui la vittima è stata sottoposta[3]. In altre parole, la vittima ha "appreso a considerarsi impotente" di fronte a questa situazione[4]. A questo proposito sono state importanti le ricerche di Albert Biderman sui sopravvissuti ai campi di concentramento cinesi durante la guerra di Corea[5].
Nella cosiddetta "violenza domestica", tale violenza non è tipica di un genere o di un altro[6] ma riguarda la coppia e i rapporti genitori-figli: spesso infatti ne sono vittima i bambini, sia come bersagli che in quanto testimoni[7].
Si tratta di un tipo di violenza presente anche nel posto di lavoro, in forma di bossing (esercitata dai superiori verso i subordinati) o di mobbing.[8][9]. A livello sociale, la violenza psicologica della mafia è pure un fenomeno ben noto[10][11][12].