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principe di Sansevero, esoterista e massone italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vincenzo di Sangro (1743 – 1790) è stato un nobile italiano, principe di Sansevero[1].
Vincenzo di Sangro | |
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Carlo Amalfi, Ritratto di Vincenzo di Sangro, Cappella Sansevero | |
Principe di Sansevero | |
Predecessore | Raimondo di Sangro |
Successore | Michele Raimondo di Sangro |
Trattamento | Principe |
Altri titoli | Grande di Spagna |
Nascita | 1743 |
Morte | 1790 |
Dinastia | Di Sangro |
Padre | Raimondo di Sangro |
Madre | Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona |
Consorte | Gaetana Mirelli |
Figli | Michele Raimondo |
Religione | Cattolicesimo |
Figlio di Raimondo di Sangro, fu l'ottavo principe di Sansevero[2][3]. Sposò nel 1765 Gaetana Mirelli dei principi di Teora[2][3]. In questa circostanza il padre Raimondo rinunciò al titolo in favore del figlio che poté così ottenere una cospicua dote da parte del suocero Giuseppe Mirelli[2][3]. Dal 1772 fu gentiluomo di camera di Ferdinando IV e generale dell'esercito borbonico[2][3]. Nel 1776 fu insignito dell'Ordine di San Gennaro[4]. Successe al padre nella carica di Maestro Venerabile della Loggia massonica napoletana Perfetta Unione.[senza fonte]
Il ritratto conservato a Napoli nella cappella Sansevero, olio su rame del pittore sorrentino Carlo Amalfi, lo rappresenta di trequarti, in redingote e parrucca, con un elmo e dei libri di fianco, simboli che rimandano alle sue doti culturali e militari[2][3]. Il ritratto, a lungo ritenuto quello del padre Raimondo, si ritiene sia stato dipinto negli anni settanta del XVIII secolo[2][3]. Rubato nel 1990, è stato recuperato nel luglio 1991[2][3].
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