Turismo nei territori palestinesi
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Il turismo nei territori palestinesi si riferisce alle visite turistiche fatte a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Nel 2010, 4,6 milioni di persone hanno visitato i territori palestinesi, rispetto ai 2,6 milioni dell'anno precedente; di questi, 2,2 milioni sono stati cittadini stranieri, mentre 2,7 milioni sono state visite interne[1].
Questo relativamente alto numero di visite internazionali è fuorviante, tuttavia, dal momento che la maggior parte dei turisti arrivano solo per poche ore, o come parte di un itinerario di viaggio di un giorno. Nell'ultimo trimestre del 2012 vi erano oltre 150.000 clienti negli alberghi della Cisgiordania; il 40% erano europei e il 9% provenivano dagli Stati Uniti e dal Canada[2]. Le principali guide di viaggio scrivono che "la Cisgiordania non è il posto più facile in cui viaggiare, ma lo sforzo è riccamente ricompensato"[3].
La dirigenza dell'Autorità Nazionale Palestinese e il ministero del turismo di Israele hanno cercato di lavorare insieme sul turismo nei territori palestinesi in un comitato misto[4]; ma la cooperazione e i tentativi recenti di condividere l'accesso ai turisti stranieri non si è dimostrato efficace in Palestina per molti motivi[5].
Israele controlla in gran parte il movimento dei turisti in Cisgiordania[6]; le guide turistiche palestinesi o le sue aziende di trasporto non sono state in grado di entrare in Israele dal 2000, e nel 2009 il Ministero del Turismo israeliano ha completamente tolto la possibilità alla Cisgiordania e a qualsiasi altra area palestinese di tenere proprie infrastrutture turistiche. L'ex ministro del turismo dell'Autorità Palestinese Kholoud Diibes ha commentato "che Israele raccoglie il 90% delle entrate relative a pellegrinaggi religiosi"[7].
Il turismo straniero è stato limitato a Gerusalemme Est e in Cisgiordania dal momento che nell'agosto 2013 la chiusura a tempo indeterminato del valico di Rafah situato tra l'Egitto e la striscia di Gaza controllata da Hamas[8]; non vi è praticamente flusso turistico a Gaza a partire dal 2005 a causa del continuo conflitto militare via terra e aria, ed al blocco marittimo imposto dal governo d'Israele.
Nel 2013 il ministro donna per il turismo e per le antichità dell'Autorità Palestinese Rula Ma'ay'a ha dichiarato che il suo governo si propone di incoraggiare le visite internazionali in Palestina, ma l'occupazione è il fattore principale che continua ad impedire al settore turistico di diventare una fonte di reddito importante per i palestinesi[9]. Non ci sono condizioni particolari richieste ai cittadini stranieri diverse da quelle imposte dalla politica dei visti di Israele. L'accesso a Gerusalemme, alla "West Bank" e a Gaza è completamente controllata dal governo israeliano; l'ingresso nei territori occupati palestinesi richiede solo un passaporto internazionale valido[10].