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Turan era una figura della mitologia etrusca[1]. Il suo nome significa "la signora", ed era la dea dell'amore, della fertilità e della vitalità nonché la patrona di Vulci.[senza fonte] Corrisponde nella mitologia romana alla dea Venere e nella mitologia greca alla dea Afrodite[1].
La radice del nome "Turan" è considerata da alcuni studiosi la stessa delle parole Torre e Tiranno.[2][3][4] Il suo nome corrispondeva a quello del nostro mese di luglio in cui si svolgevano le principali festività.
La dea era venerata su tutta la costa laziale, soprattutto a Gravisca, dove le si attribuiva la caratteristica di protettrice dei naviganti. La sua presenza è testimoniata da iscrizioni dedicatorie scritte soprattutto da donne, in greco ed in etrusco tra il VI e il IV secolo a.C.
Era la sposa di Laran ed era accompagnata da altre divinità minori chiamate Lasa.
In arte la troviamo rappresentata con le ali. La dea è raffigurata su molti specchi, su uno conservato al British Museum anche con piccole ali ai piedi.
I piccioni e i cigni neri venivano considerati i suoi animali sacri.
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