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opera di Marco Tullio Cicerone Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I Topica (Topica o Arte dei luoghi) sono un'opera retorica composta nel luglio del 44 a.C. dallo scrittore romano Marco Tullio Cicerone. Si tratta dell'ultima opera retorica di Cicerone; la loro stesura fu iniziata mentre l'arpinate si trovava nell'Italia meridionale, in procinto di intraprendere un viaggio in Grecia che fu costretto poi a interrompere per tornare urgentemente a Roma, dove la situazione politica tesa e conflittuale richiedeva la sua presenza.[1][2][3]
L'arte dei luoghi | |
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Titolo originale | Topica |
Busto di Cicerone ai Musei Capitolini di Roma | |
Autore | Marco Tullio Cicerone |
1ª ed. originale | 44 a.C. |
Editio princeps | Venezia, 1472 |
Genere | trattato |
Sottogenere | retorico |
Lingua originale | latino |
L'opera è indirizzata all'amico giurista Gaio Trebazio Testa, che aveva chiesto a Cicerone di enunciare e semplificare il contenuto dei Topica di Aristotele, e tratta della topiké, ovvero l'arte di trovare gli argomenti durante la fase dell'inventio. I "luoghi" (topoi o loci communes) cui il termine topica fa riferimento, sono, secondo Aristotele, le sedi da cui si traggono gli argomenti, cioè i luoghi comuni che possono essere adoperati nella preparazione di un'orazione, ma anche nella stesura di un'opera filosofica o poetica. La dottrina della topiké, dunque, può essere utile anche ai giuristi come Trebazio, e di conseguenza ampia parte della trattazione è riservata proprio all'uso dei topoi in campo giuridico.[2][3]
Nel proemio dell'opera, Cicerone sottolinea la difficoltà che anche un romano colto può trovare nell'interpretazione di un testo tecnico scritto in lingua greca; contemporaneamente, dunque, la levatura culturale dello stesso Cicerone appare sottolineata. Parimenti, se è vera la notizia secondo cui l'opera fu scritta mentre Cicerone si trovava in viaggio, i Topica costituiscono una prova effettiva della prodigiosa memoria che avrebbe permesso poco tempo più tardi all'arpinate la composizione delle opere filosofiche.[1]
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