Tony Soprano
Personaggio immaginario protagonista della serie televisiva ''I Soprano'' / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Tony Soprano, interpretato dall'attore James Gandolfini, è il protagonista della serie televisiva I Soprano (1999-2007): è il boss dell'immaginaria organizzazione mafiosa italo-americana dei DiMeo ed è l'unico personaggio che compare in tutti gli 86 episodi della serie (sebbene nei titoli di testa e coda siano indicati costantemente alcuni attori).
Nelle scene in flashback della sua giovinezza è stato interpretato da Bobby Boriello, Mark Damiano II e Danny Petrillo. In italiano è doppiato da Stefano De Sando.
Tony Soprano | |
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Universo | I Soprano |
Lingua orig. | Inglese |
Autore | David Chase |
1ª app. in | Affari di famiglia (ep. 1) |
Ultima app. in | Made in America (ep. 86) |
Interpretato da | |
Voci italiane |
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Caratteristiche immaginarie | |
Nome completo | Anthony Soprano |
Soprannome | Kevin Finnerty (negli episodi in cui è in coma), Mr. Bing (nelle schede dell'FBI) |
Sesso | Maschio |
Luogo di nascita | Newark, New Jersey |
Data di nascita | 22 agosto 1959 |
Professione | boss mafioso - Nota: formalmente manager della ditta di smaltimento rifiuti Barone Sanitation; proprietario del locale Bada Bing |
«Che fine ha fatto Gary Cooper... l'uomo forte, silenzioso, intrepido...?»
(Tony Soprano alla dottoressa Melfi)
Nella pellicola del 2021 I molti santi del New Jersey, prequel ambientato negli anni Sessanta, il personaggio è interpretato da Michael Gandolfini[1], figlio adolescente dell'attore, alla sua prima prova cinematografica.
Creato dallo sceneggiatore e regista David Chase, come tutti gli altri personaggi della serie, Tony è il fulcro della narrazione e, sebbene non protagonista assoluto di tutti gli episodi, il suo rimane il punto di vista centrale, non solo per le conseguenze delle sue azioni, ma anche per la sua sola presenza e il ruolo determinante nella vita dei personaggi secondari: le vicende della dottoressa Melfi, ad esempio, sua analista e confidente, non sono mai del tutto autonome ma sempre viste nella conseguenza del rapporto con Tony. Personaggio di grande complessità e ambiguità, capace di essere sia estremamente spietato e crudele sia altrettanto gentile e comprensivo, è stato sviscerato da Chase in una gamma di emozioni e sentimenti, sensi di colpa e desideri come probabilmente mai accaduto in nessun'altra serie televisiva[2][3][4][5]
Alcuni elementi, leitmotiv dell'intera serie, sono fondamentali nell'analisi sulla complessità del personaggio, che, interiorizzando tali stati d'animo, situazioni e avvenimenti, si ritrova affetto da attacchi di panico e depressione:
- il rapporto con la madre Livia, autoritaria e priva di sentimenti d'amore verso i figli;
- la sua duplice esistenza, divisa tra il ruolo di boss a capo di un'imponente organizzazione criminale, e la sua figura all'interno della famiglia (moglie, figli e parenti vari) verso i quali prova uno smisurato attaccamento (in virtù anche delle comuni origini italoamericane che sempre cerca di conservare e perpetuare) e di cui cerca di continuo l'approvazione e il rispetto;
- l'incapacità di accettare un ruolo da lui stesso cercato (amante, paziente, amico) e l'instabilità nel comprendere e seguire le inevitabili "regole" relazionali che questi ruoli sociali comportano. Da questo punto di vista, per ammissione dello stesso Chase, Tony veste i panni smessi da Ray Liotta-Henry Hill nel finale di Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese (punto di riferimento della serie), ossia quelli del tipico americano borghese e di media cultura del XXI secolo, in balia di eventi e situazioni che fatica a comprendere: politici (la guerra in Iraq e il terrorismo), sessuali (l'infedeltà, l'omosessualità di uno dei suoi uomini, la perversione di Ralph Cifaretto), generazionali (il rapporto con i figli e i membri più giovani della sua banda);
- il modello paterno da emulare e quello cinematografico di riferimento, personificato da Gary Cooper come prototipo dell'uomo tutto d'un pezzo che riesce a risolvere ogni situazione.
A dare vita al personaggio è l'attore italoamericano James Gandolfini, fino al 1999 caratterista di pellicole di medio successo come Una vita al massimo, Get Shorty e Allarme rosso, che ha legato per sempre il suo volto a quello del boss criminale ("tra i più complessi della storia della televisione"[6]).
Gandolfini ha ammaliato critica e pubblico americano (vincendo per il ruolo di Tony diversi Emmy Awards, Golden Globe e altri riconoscimenti) anche per il tipico accento del New Jersey e la parlata sbiascicata, il respiro affannoso (viene detto, al termine della serie, come Tony soffra anche di apnea notturna) e i modi ambigui e al tempo stesso spontanei di Tony, spesso bruschi, spietati e vendicativi, alternati a momenti amorevoli e fragili.