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singolo di Michael Jackson del 1996 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
They Don't Care About Us è una canzone scritta, composta e interpretata dal cantante statunitense Michael Jackson estratta il 31 marzo 1996 come quarto singolo dall'album HIStory: Past, Present and Future - Book I del 1995.
They Don't Care About Us singolo discografico | |
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Screenshot tratto dal video del brano | |
Artista | Michael Jackson |
Pubblicazione | 31 marzo 1996 16 aprile 1996 |
Durata | 4:44 (versione album) 4:11 (versione ridotta) |
Album di provenienza | HIStory: Past, Present and Future - Book I |
Genere | Pop rock |
Etichetta | Epic Records |
Produttore | Michael Jackson |
Registrazione | 1994-95 |
Formati | 7", 12", CD, MC |
Certificazioni | |
Dischi d'argento | Francia[1] (vendite: 125 000+) |
Dischi d'oro | Australia[2] (vendite: 35 000+) Austria[3] (vendite: 25 000+) Belgio[4] (vendite: 25 000+) Germania (3)[5] (vendite: 750 000+) Norvegia[6] (vendite: 25 000+) Stati Uniti[7] (vendite: 500 000+) |
Dischi di platino | Canada[8] (vendite: 80 000+) Danimarca[9] (vendite: 90 000+) Regno Unito[10] (vendite: 600 000+) |
Michael Jackson - cronologia | |
La canzone raggiunse la top 10 in diversi paesi del mondo, tra cui la posizione numero 1 in Italia e in Germania, ma si piazzò solo alla 30ª posizione sulla Billboard Hot 100 a causa delle polemiche relative al testo della canzone che venne considerato da alcuni critici "antisemita".[11]
Nel 2011 una nuova versione della canzone è stata pubblicata nell'album di remix Immortal.
La canzone fu scritta e composta da Michael Jackson con l'intenzione di essere una canzone contro ogni forma di discriminazione sociale ma invece, in alcuni mercati, come quello statunitense, causò l'effetto opposto, già dalla pubblicazione dell'album nel giugno 1995, perché il testo della canzone venne considerato da alcuni critici "controverso" a causa della seguente parte del testo[11]:
Tali parole del testo vennero considerate da alcuni critici e da alcuni leader ebraici addirittura antisemite[12] dato che la parola "kike" in inglese è infatti usata come termine dispregiativo per indicare gli appartenenti alla fede ebraica. Jackson, pertanto, rilasciò delle spiegazioni pubbliche, dichiarando[11]:
«L'idea che questo testo possa essere ritenuto discutibile è estremamente offensivo per me e fuorviante. La canzone, infatti, parla del dolore del pregiudizio e dell'odio ed è un modo per attirare l'attenzione su problemi sociali e politici. Sono la voce degli accusati e degli attaccati. Sono la voce di tutti. Io sono lo skinhead, io sono l'ebreo, io sono l'uomo nero, io sono l'uomo bianco. Non sono io quello che stava attaccando. Riguarda le ingiustizie per i giovani e il modo in cui il sistema può ingiustamente accusarli. Sono arrabbiato e indignato per il fatto di essere stato così male interpretato.»
Apparendo assieme all'allora moglie, Lisa Marie Presley, sul programma della ABC News Prime Time Live, Jackson rispose così alle accuse incalzanti della giornalista Diane Sawyer[13]:
«They Don't Care About Us non è antisemita perché non sono una persona razzista, non potrei mai essere un razzista. Amo tutte le razze.»
Nonostante le scuse del cantante, a causa delle polemiche il brano originale venne riedito in tutte le successive versioni dell'album (ed anche nel video) per censurare le parole Jew me e Kike me, sostituite da un suono simile ad un disco che slitta, sottolineandone la censura, ed inoltre i versi con le parti incriminate della canzone non furono mai eseguiti dal cantante durante la performance live della stessa negli 82 concerti dell'HIStory World Tour.
Jackson la eseguì in un medley in tutti i concerti dell'HIStory World Tour del 1996-1997 in versione ridotta ed omettendo le parti del testo considerate controverse.
La canzone venne provata per l'ultima volta da Jackson nella primavera del 2009 allo Staples Center di Los Angeles per il residency show This Is It, che infine non ebbe luogo a causa della sua improvvisa morte.
Durante la serata finale del Festival di Sanremo 2010, venne eseguita la coreografia della canzone dai ballerini che avrebbero dovuto prendere parte all'ultima serie di concerti di Jackson, This Is It.
Tra il 2011 e il 2014, venne eseguita dai ballerini del Cirque du Soleil durante l'Immortal World Tour, il tour mondiale della compagnia circense eseguito in tutto il mondo in tributo a Jackson.
Per promuovere la canzone vennero girati due diversi videoclip, entrambi diretti dal regista Spike Lee. Il video originale mostrava Jackson in una prigione degli Stati Uniti ma MTV ed altre reti musicali eliminarono il video dalla playlist per le scene di violenza contenute in esso. Jackson e Lee realizzarono allora un'altra versione del video, girato questa volta nel quartiere di Pelourinho a Salvador da Bahia e nella favela di Santa Marta a Rio de Janeiro in Brasile.
Le riprese risultarono problematiche: le autorità statali cercarono, anche se invano, di bloccare le registrazioni. Ronaldo Cezar Coelho, all'epoca ministro brasiliano per l'economia e il turismo, chiese i diritti per la modifica delle immagini facendo la seguente dichiarazione: «Non vedo il motivo per cui dovremmo appoggiare i video che non contribuiscono in nessun modo a riabilitare l'immagine del Brasile». Le preoccupazioni delle autorità provenivano soprattutto dal fatto che il Brasile era candidato ad ospitare i Giochi olimpici del 2004 e le immagini che mostravano povertà e abusi dei diritti umani avrebbero potuto precludere l'elezione. Un giudice bloccò le registrazioni ma un ordine successivo dell'autorità giudiziaria annullò tale decisione.
Durante le riprese a Bahia migliaia di persone oltrepassarono la sicurezza e una fan di Jackson riuscì ad avvicinarsi e ad abbracciare il cantante, causando in questo modo la caduta di entrambi. La donna venne in seguito scortata via dal set e Jackson continuò a ballare e cantare per la registrazione come se nulla fosse accaduto. Lo stesso regista del video Spike Lee, lo aiutò a rialzarsi. Tale scena è stata lasciata nel videoclip ufficiale. Nel video in molte scene sono presenti i percussionisti di una grande scuola di musica di Salvador, Olodum.
Spike Lee ha rivelato che per garantire l'incolumità di Jackson nella favela di Santa Marta dovettero parlare con il boss della droga Marcinho VP perché la polizia brasiliana si rifiutava di valicare le colline della baraccopoli. Kátia Lund, regista nativa del Brasile e diplomata alla Brown University, che all'epoca lavorava per Lee, venne inviata a parlare con Marcinho e negoziare per ottenere protezione. La Lund ha dichiarato[14]:
«Non ho conosciuto Marcinho. Mi ha mandato un messaggio facendomi sapere che se avessimo deciso di realizzare il video con Michael (nella favela di Santa Marta), avremmo potuto posare 1 milione di dollari per strada e la nostra attrezzatura cinematografica, e nessuno l'avrebbe toccata.»
Grazie all'impatto del video e alla popolarità di Jackson tra gli abitanti del luogo, che lo considerano ancora oggi "un eroe", la favela di Santa Marta è stata ripulita dalla piaga dello spaccio e della criminalità. Una statua che raffigura Jackson come nel video è stata inaugurata dopo la morte del cantante ed è diventata una delle principali attrazioni turistiche del luogo.[15]
I due video hanno ottenuto la certificazione Vevo su YouTube: quello ambientato a Rio con oltre un miliardo di visualizzazioni (il secondo video di Michael Jackson a superare questo record su YouTube dopo quello di Billie Jean), mentre quello ambientato in carcere, con 88 milioni di visualizzazioni[16].
La versione girata in Brasile del video venne pubblicata per la prima volta nel 1997 su HIStory on Film, Volume II (in VHS e in seguito anche in DVD) e sul lato DVD del rispettivo DualDisc del cofanetto del 2006, Visionary. Nel 2010 venne pubblicata per la prima volta anche la "versione carcere" del video inserita, assieme al video "versione Brasile", all'interno del cofanetto in DVD, Michael Jackson's Vision.
Nel 2020, la canzone e i suoi due video, specialmente quello della "versione carcere", hanno vissuto di nuova popolarità grazie al suo utilizzo da parte dei simpatizzanti del movimento antirazzista Black Lives Matter, che lo hanno spesso utilizzato come inno contro la brutalità della polizia durante le manifestazioni che si sono susseguite all'omicidio di George Floyd.[17][18]
Classifica (1996–2009) | Posizione massima |
---|---|
Australia[19] | 16 |
Austria[20] | 2 |
Belgio (Fiandre)[21] | 9 |
Belgio (Vallonia)[21] | 3 |
Danimarca[22] | 9 |
Europa[23] | 2 |
Finlandia[24] | 6 |
Francia[25] | 4 |
Germania[26] | 1 |
Irlanda[27] | 7 |
Italia[28] | 1 |
Norvegia[29] | 6 |
Nuova Zelanda[30] | 9 |
Paesi Bassi[31] | 4 |
Regno Unito[32] | 4 |
Scozia[33] | 4 |
Spagna[34] | 2 |
Stati Uniti[35] | 30 |
Stati Uniti (dance club play)[35] | 27 |
Stati Uniti (hot dance sales)[35] | 4 |
Stati Uniti (R&B)[35] | 10 |
Stati Uniti (rhythmic)[35] | 27 |
Svezia[36] | 3 |
Svizzera[37] | 3 |
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