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grammatico romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Sulpicio Apollinare (in latino Sulpicius Apollinaris; Cartagine, metà II secolo d.C. – ...) è stato un grammatico romano, forse di origine africana.
Fu maestro di Aulo Gellio, che lo cita nelle Noctes Atticae[1] e di Elvio Pertinace[2], il quale, prima di essere acclamato imperatore nel 192 in seguito alla morte di Commodo, fu lui stesso un grammatico.
Sappiamo che compì studi significativi sulla metrica di Virgilio, del quale apprezzò soprattutto l'Eneide, e delle commedie di Terenzio e Plauto. Dalle citazioni di Gellio, comunque, appare soprattutto come un linguista e grammatico, più che editore e filologo.
In questo senso, ci restano le periochae (riassunti) in versi delle commedie di Terenzio [3]; un epigramma in 3 distici elegiaci sulla conservazione della Eneide, citato da Elio Donato nella sua Vita di Virgilio; gli argumenta (riassunti) dei singoli libri, per un totale di 78 versi divisi in sestine esametriche [4]: tuttavia, «per la loro grossolanità e i loro errori d'interpretazione, non possono risalire al medesimo esimio grammatico, che ha scritto i gustosi argumenta delle commedie terenziane»[5].
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