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apneista italiano (1954-2023) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Stefano Makula (Roma, 9 ottobre 1954 – Roma, 14 agosto 2023) è stato un apneista italiano, 28 volte primatista mondiale di apnea in varie specialità. È considerato, insieme a Maiorca e Mayol, uno dei precursori dell'apnea.[1]
Stefano Makula | |
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Nazionalità | Italia |
Apnea | |
Appassionato per l'apnea sin da giovane età, inizia la carriera agonistica nel 1977. Il suo primo record in assetto costante risale al 1978, a 50 metri di profondità che ottenne sfruttando il nuovo regolamento stilato dalla Federazione italiana. Tre anni dopo raggiunse i 58 metri, migliorandosi ulteriormente negli anni successivi fino ai 66 metri del 1987 a Capri. In assetto variabile, invece, il primo record risale al 1988, quando Makula raggiunse i 102 metri nelle acque di Giannutri, superando di un metro il precedente primato di Maiorca. Negli anni seguenti strinse una fruttuosa collaborazione[non chiaro] con l'Istituto Scienze dello Sport del CONI. È stato molto amico di Jaques Mayol; dopo essere stato a lungo un suo "nemico" sportivo, l'antagonismo cessò definitivamente quando il collega lo invitò ad una sessione di allenamento presso l'isola d'Elba.[senza fonte]
Il 21 ottobre 1989 a Ponza era previsto il nuovo record di profondità a 110 metri in assetto variabile. Raggiunto la profondità massima, con estrema difficoltà a causa di un problema di compensazione, Makula avvertì un malore e fu costretto ad una risalita rapida fino ai venti metri, raggiunti i quali ebbe una perdita di coscienza. In superficie il suo cuore smise di battere fino all'intervento dello staff medico, che gli salvò la vita. In seguito all'incidente Stefano fu costretto per qualche anno ad interrompere l'attività. In questo periodo si specializzò in una nuova sfida di apnea (che già aveva intrapreso sul finire degli anni 80) non più verticale ma orizzontale, lanciando i record di lunghezza, molti dei quali realizzati in piscina ma anche in mare.
Il 12 maggio 2007 Makula si immerse nel Pozzo del Merro, nel Parco Naturale di Gattaceca, dove toccò i 48 metri di profondità al termine di una serie di immersioni. Queste discese hanno permesso ad un team di fisiologi, patologi, neurologi, psicologi e medici iperbarici di collezionare campioni di sangue e di saliva molto particolari sia di Makula che di alcuni sommozzatori impegnati nel progetto.
Makula era nipote del ciclista italo-tedesco Ferdinand Grammel[2].
Nel corso della propria carriera Makula ideò, in collaborazione con medici e tecnici sportivi del Comitato Olimpico Italiano, un metodo volto a rendere più facile e sicura l'immersione subacquea.[3] Il metodo, che porta il suo nome, si basa sul training autogeno, la respirazione autogena, e nella tecnica di allenamento mutuata dall'atletica leggera, soprattutto nei 100 e 200 m, mirando a incrementare la resistenza grazie al minor utilizzo di ossigeno ottenuto con il rilassamento, e mantenendo nella normalità il livello di anidride carbonica emesso con lo sforzo, in modo da garantire la più completa sicurezza. Al metodo Makula s'ispirano le didattiche moderne, come deciso anche da una sentenza dell'Autorità per la concorrenza e il mercato.[senza fonte]
Stefano Makula alla ricerca di sempre ulteriori miglioramenti, ha notato che diversamente da altri sport la subacquea era totalmente priva di un piano nutrizionale, e così ha contattato uno dei migliori nutrizionisti al mondo[senza fonte], Mark McDonald, e insieme hanno creato un piano nutrizionale dedicato, implementato anche dall'apporto degli studi dei medici: Dr.ssa Laura Vernotico medico iperbarico, dr. Maurizio Pugliese medico dello sport, dr.ssa Margit Honocek specialista in microscopia in campo oscuro. Tale piano gode anche del plauso della S.I.M.S.I. (Societa Italiana Medicina Subacquea e Iperbarica).[senza fonte]
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