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spada Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Shamshir (Lingua persiana شمشیر), anche Shamsheer o Chimchir, è la scimitarra persiana, sviluppata nell'XI secolo dai turchi selgiuchidi partendo dal modello del kilij, la scimitarra turca "classica". La parola significa, in lingua persiana, sia "spada" che "curvo come l'artiglio del leone". La caratteristica tipica di quest'arma è la pronunciata curvatura della lama, dai 5 ai 15 gradi da un'estremità all'altra, e, rispetto al kilij, la mancanza di un contro-taglio.
Shamshir Shamsheer o Chimchir | |
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Shamshir al Metropolitan Museum of Art, New York | |
Tipo | Spada |
Origine | Iran |
Produzione | |
Entrata in servizio | XI secolo |
Ritiro dal servizio | XIX secolo |
Descrizione | |
Sviluppata da | Kilij |
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Anticamente, la parola shamshir indicava la spada sasanide in uso ai cavalieri catafratti dell'Impero sasanide.
La shamshir venne sviluppata in Persia a partire dall'archetipica scimitarra sviluppata dai turco-mongoli a partire dal III secolo[1][2]. La presenza di mercenari turchi nelle terre del vecchio impero sasanide (fond. la regione Khorasan) cominciò nel VI-VII secolo, aumentando sistematicamente sino al X-XI secolo, quando l'ingerenza sulla Persia, ormai integrata in pieno nel califfato abbaside, di popolazioni di razza mongoloide (mongolo-tartari oltre che turchi) divenne preponderante. Data di nascita ufficiale della shamshir fu la fondazione dell'Impero selgiuchide, la prima stabile compagine statale turca nella storia del Medio Oriente.
Il vocabolo di lingua farsi shamshir (šmšyl in lingua pahlavi) indicava inizialmente la spada a lama diritta della cavalleria pesante sasanide (i catafratti) e le spade a lama ricurva erano dette qalachuri. In epoca selgiuchide però il vocabolo shamshir passò ad indicare l'arma d'elezione della cavalleria persiana, ormai composta da truppe selgiuchidi. Involontario fautore di questa traslitterazione fu lo storico musulmano Ferdowsi che scrivendo di spade (shamshir) per un uditorio di cavalieri ormai armati di scimitarra li spinse ad utilizzare proprio quella parola per indicare la loro arma manesca preferita[3].
A partire dal XV secolo, la shamshir iniziò a diffondersi anche tra le file dell'esercito dell'Impero ottomano, la nuova compagine statale turca formatasi in Anatolia concomitantemente al sistematico collasso dell'Impero bizantino. Arma ormai diversa dal kilij turcomanno, rimasto più o meno invariato, la shamshir (çimçir in lingua turca) restò in uso agli ottomani durante tutto l'impero[4].
La caratteristica peculiare della shamshir che la differenzia dall'archetipo della scimitarra vera e propria è la totale assenza del contro-taglio (lo yelman del kilij). La lama è in assoluto la più ricurva della tipologia "Scimitarra" (curvatura di 5-15 gradi da un'estremità all'altra) ma, come nella spada a lama diritta, tende a restringersi sistematicamente verso la punta. Si tratta sempre di manufatti in buon acciaio Damasco, spesso decorati a koftgari sul forte o per tutta l'estensione della lama[5].
L'impugnatura della shamshir, come nella scimitarra turca standard, è a "manico di pistola", con guardia a crociera spesso scudata.
Quando la lama della shamshir è decorata con incisioni di scene di caccia si parla di Shamshir Shikargar (persiano شمشیر شکارگر shamshir-e shekaargar), letteralmente "spada da caccia"[6] seppur non si tratti di un'arma bianca manesca d'uso venatorio in senso occidentale.
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