Selettività (chimica)
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In ambito chimico, con il termine selettività si definisce il rapporto tra la quantità (in genere espressa in moli) di reagente convertito nel prodotto desiderato rispetto alla quantità di quello stesso reagente che ha preso parte a reazione chimica trasformandosi in prodotti[1]. In maniera analoga, può essere definita come il rapporto fra le quantità ottenibili/ottenute di prodotto di interesse rispetto alla quantità di sottoprodotti ottenibili/ottenute in una determinata reazione chimica. Si noti che tale grandezza è di particolare interesse qualora il reagente (o i reagenti) possano prender parte a più reazioni (si parlerà dunque di network reattivo) dando luogo a più di un unico prodotto.
La selettività S può essere dunque definita come:
oppure
dove mol(P) indica il numero di moli del prodotto desiderato, mol(Rreag) quelle di reagente che hanno preso parte alla reazione, mentre mol(SPi) le moli di sottoprodotto i-esimo. È importante sottolineare in quale modo la selettività è stata definita, in quanto tali grandezze possono dipendere dalla stechiometria dei processi reattivi.
In sintesi chimica, così come in processi industriali su larga scala, la selettività del processo chimico può rivestire un ruolo fondamentale in quanto l'utilità dello stesso può esser determinata dall'ottenimento di uno specifico prodotto piuttosto che i restanti (chiamati dunque "sottoprodotti") i quali potrebbero avere minore interesse commerciale o proprietà chimico-fisiche indesiderate (es.: caratteristiche tecnologiche inferiori, tossicità nei confronti dell'uomo e/o dell'ambiente).