Schiavitù in Brasile
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La schiavitù in Brasile ebbe inizio molto prima che il primo insediamento di coloni dell'impero portoghese venisse stabilito nel 1532, in quanto vi era già l'uso istituzionalizzato tra i popoli indigeni del Brasile di asservire i membri delle tribù avversarie sconfitte in battaglia[1].
Più tardi i coloni di origine europea furono fortemente dipendenti dal lavoro indigeno, durante le fasi iniziali d'insediamento, per il mantenimento di un'economia di sussistenza. I nativi saranno molto spesso catturati grazie a spedizioni verso l'interno denominate "Bandeiras" (compiuti dai Bandeirantes). L'importazione di schiavi africani iniziò invece verso la metà del XVI secolo, ma la schiavitù delle popolazioni indigene proseguì anche per tutto il XVII e XVIII secolo.
Durante l'era del commercio negriero, la tratta atlantica degli schiavi africani, la Colonia del Brasile importò più schiavi africani rispetto a qualsiasi altro paese. Si stima che 4,9 milioni di persone abbiano subito la deportazione nel periodo che va dal 1501 al 1866[2].
Fino agli inizi degli anni 1850 la maggior parte degli africani giunti sulle rive brasiliane furono costretti ad imbarcarsi partendo dagli scali marittimi - realizzati dalle compagnie commerciali europee - dell'Africa centrale e dell'Africa occidentale, soprattutto Luanda (nell'attuale Angola). Ai giorni nostri, ad eccezione della Nigeria, la più grande popolazione di origini africane vive in Brasile[3].
Il lavoro dello schiavo è stato la forza trainante della crescita economica dell'industria della canna da zucchero il quale rappresentò l'esportazione primaria della colonia portoghese dal 1600 al 1650. Le miniere di oro e diamante saranno scoperte attorno al 1690, il che scatenò un aumento massivo dell'importazione di schiavi per poter alimentare questo nuovo mercato assai redditizio. I primi sistemi di trasporto si svilupparono appositamente per servire come infrastruttura mineraria; mentre la popolazione crebbe ulteriormente a causa della forte immigrazione la quale cercò di partecipare attivamente all'estrazione di minerali preziosi.
La richiesta di schiavi non diminuì dopo il declino dell'industria mineraria avvenuto nella seconda metà del XVIII secolo. L'allevamento di bovini e la produzione di generi alimentari proliferarono a seguito del forte aumento della popolazione residente; entrambi si basarono fortemente sul lavoro schiavile: 1,7 milioni saranno importati in Brasile provenienti dall'Africa nel corso del XVIII secolo. L'ampio sviluppo del sistema di piantagione della Coffea arabica a partire dagli anni 1830 attirò ulteriormente l'espansione del commercio delle navi negriere.
L'impero del Brasile fu l'ultimo paese del mondo occidentale ad accettare l'abolizionismo; quando la schiavitù venne definitivamente abrogata nel 1888, con la Lei Áurea, circa 4 milioni di persone erano state importate dalle coste africane, il 40% del numero totale di schiavi deportati nelle Americhe.