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chiesa di Milazzo, Sicilia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La chiesa di San Francesco di Paola o santuario di San Francesco di Paola con l'annesso convento dell'Ordine dei Minimi sono ubicati sul colle San Biagio, l'insieme dei manufatti costituisce uno dei più scenografici complessi monumentali della città di Milazzo. Appartenente all'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, vicariato di Milazzo sotto il patrocinio di San Francesco di Paola, arcipretura di Milazzo.
Santuario di San Francesco da Paola in Milazzo | |
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Santuario di San Francesco di Paola | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Località | Milazzo |
Coordinate | 38°13′35.33″N 15°14′30.62″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | San Francesco di Paola |
Arcidiocesi | Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela |
Stile architettonico | Manierismo, Barocco, all'interno espressioni di Rinascimento siciliano e Rococò |
Inizio costruzione | 1607 (chiesa attuale) |
Sito web | www.sanfrancescomilazzo.it/ |
L'attuale santuario di San Francesco di Paola, unico in Sicilia (tutti gli altri luoghi di culto isolani sono chiese dedicate alla sua figura), è edificato personalmente dal Santo taumaturgo di Paola durante il soggiorno milazzese trascorso a cavallo del 1464 e il 1467. Il primitivo luogo sacro dedicato al culto di Gesù e Maria, sorto sulle rovine di una chiesetta dedicata a san Biagio dei Ragusei sull'omonimo colle,[1] presentava un diverso orientamento. Accanto alla chiesa seguì la costruzione di un oratorio del costituendo Ordine dei Minimi dedicato a Gesù e Maria. L'impianto di dimensioni più contenute era disposto col medesimo asse con abside e ingresso principale ribaltati rispetto all'attuale sviluppo, pertanto la facciata rivolta a ponente consentiva l'accesso dalla principale direttrice che collegava il quartiere San Papino alla Città Murata. Nel vicino quartiere di San Papino esisteva una porta della cinta muraria denominata Porta di San Papino poi mutata in Porta di San Francesco di Paola. Anche levante fu eretta successivamente una porta denominata Porta Alemanna o Porta di San Gennaro, per l'immediata vicinanza al luogo di culto anch'essa fu nomata dal volgo Porta di San Francesco di Paola.[2]
San Francesco di Paola quindi collabora attivamente e fattivamente alla costruzione del primitivo tempio e annesso monastero entrambi dedicati a Gesù e Maria, solo in seguito alla sua canonizzazione, avvenuta il 1º maggio 1519, tutto il complesso è intitolato alla sua figura.
Nel 1579 i giurati milazzesi accordavano all'Ordine l'intero terreno del colle di San Biagio per favorire la crescita della comunità.
Lo sviluppo urbanistico, lo slancio artistico post rinascimentale favorito dal fiorire dello stile barocco, dettato dalle ricostruzioni in seguito ai numerosi eventi sismici, impongono riedificazioni e ingrandimenti dei poli monumentali che comportano come per la cattedrale di Santa Maria Assunta della vicina Santa Lucia del Mela o del duomo di Santa Maria Assunta di Castroreale, la rotazione o il ribaltamento dell'asse della navata principale. Nel caso specifico del santuario è attuato proprio il ribaltamento avvenuto all'inizio del XVII secolo verosimilmente durante i lavori di restauro che si collocano a ridosso di due disastrosi terremoti: quello del 25 agosto 1613 conosciuto come "terremoto di Naso" che ha interessato l'intera costa settentrionale messinese e il sisma noto come terremoto della Calabria del 27 marzo 1638. Nel 1620 il convento di Milazzo diviene casa di noviziato della provincia monastica di Messina. Nello stesso anno, è ingrandita la chiesa che subisce il ribaltamento. Dopo il terremoto del Val di Noto del 1693 i lavori di restauro della chiesa assumono connotazioni e contaminazioni di stile tardo barocco come la gran parte delle costruzioni cittadine, nella fattispecie si diffonde la corrente universalmente nota come barocco siciliano.
Il luogo di culto in seguito agli scontri fra truppe garibaldine e borboniche del 20 luglio 1860 subisce danni e vandalismi, circostanza che ne determina la temporanea chiusura.
Il tempio subisce un incendio il 10 maggio 1908 e i danni del terremoto di Messina del 28 dicembre dello stesso anno.
A destra un portone consente l'ingresso dalla sede stradale, al primo ordine sono presenti due oculi con timpani curvilinei, al secondo ordine è presente un balcone inframezzato fra oculi ciechi.
A sinistra, di pertinenza propria del monastero, una serie di ingressi (l'ultimo dei quali con un prospetto a tribuna con disposizione simile a quello della chiesa). Al secondo ordine una teoria di cinque balconi. Al terzo ordine una teoria di sette finestre. Il prospetto complessivo, in seguito delle ultime campagne di interventi conservativi si presenta in ottime condizioni di restauro.
Al posto del primitivo ingresso occidentale è presente un'artistica maiolica colorata raffigurante il Santo.
La nicchia dell'elevazione che custodisce l'effigie di San Francesco è opera di Gaetano Recupero, realizzata nel 1916 occupa l'alloggiamento del primitivo dipinto del Santo[3] andato distrutto nell'incendio del 10 maggio 1908. Al centro del complesso monumentale, due colonne con capitelli corinzi sorreggono una trabeazione a tre livelli prospettici e simmetrici, sormontati da arco con volute e testa alata d'angelo centrale, dal carattere movimentato. Il tutto custodisce il simulacro del Santo, statua in legno policromo attribuita a Filippo Quattrocchi del XVIII secolo.
Lungo le pareti del presbiterio è presente un coro in noce composto da quattordici stalli realizzato nel biennio 1759 - 1760.
L'interno a navata unica presenta gli altari minori addossati alle pareti laterali. Gran parte degli affreschi e dei dipinti originali custoditi sono andati distrutti in seguito all'incendio del 10 maggio 1908 e al terremoto di Messina del 28 dicembre dello stesso anno, pochissime le opere superstiti. Esempio l'immagine impressa sulla porta di casa di Candida divenuta la tavola venerata sull'altare maggiore del Santuario e andata perduta nell'incendio del 1908. Tuttavia il ciclo pittorico delle volte e delle pareti è stato ripristinato nel secondo decennio del secolo scorso (1914 - 1915) per opera di Raffaele e Vincenzo Severino.
I primitivi affreschi della volta di Scipione Manni[4] sono stati sostituiti con:
Incastonata nella controfacciata l'imponente cantoria con gelosia, realizzata nel 1760, delinea l'ambiente del vestibolo. Il soffitto del vestibolo presenta un articolato affresco riproducente il motto "Charitas" attorniato nei quattro angoli da riproduzioni di scorci di città marinara. Nella lunetta arricchita da oculo in corrispondenza della cantoria sono affrescati: il miracolo dell'Attraversamento dello Stretto di Messina e la Consegna allegorica della Regola.
Numerose le epigrafi e lapidi marmoree presenti alle pareti riccamente ornate di stucchi e intarsi marmorei. Importanti i monumenti sepolcrali alle pareti, nel pavimento e presenti nella cripta, presso un altare in stucco ove sono riposte le spoglie di Padre Francesco Cerdonis 1518 e di Angela Leonte 1559, vergine terziaria morta in fama di santità.
Diversi miracoli ispirano alcuni dipinti sottoposti ad interventi di restauro:
Altri miracoli ispirano scene d'affreschi diversamente collocati, fra gli eventi più importanti si ricordano:
Iscrizioni commemorative e personaggi sepolti:
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Nel 1650 il convento comprendeva ventotto camere, un appartamento per gli ospiti di rango, una foresteria, un'infermeria e un noviziato ed era abitato da diciassette religiosi.
Le strutture ospitarono eminenti personaggi tra cui il viceré di Sicilia e luogotenente Ettore Pignatelli conte e duca di Monteleone sotto il regno dell'imperatore Carlo V di Sicilia durante il lungo incarico svolto dal 1517 al 1535, il principe Emanuele Filiberto di Savoia (1622) viceré al tempo di Filippo III di Sicilia, nel 1677 il luogotenente provvisorio cardinale Luis Manuel Fernandez Portocarrero, arcivescovo di Toledo al tempo di Carlo III di Sicilia.
Conferirono ulteriore prestigio all'istituzione dal 1620 al 1855, il rinomato collegio di studi, le sedi di Il noviziato e chiericato della provincia monastica.
Il convento fu oggetto di bombardamenti nel corso della battaglia di Milazzo del 15 ottobre 1718 e demolizioni parziali per successive rappresaglie alemanne.[13]
In seguito all'emanazione delle leggi eversive del 1866 le strutture furono requisite per consentire lo stanziamento di truppe regie, i fabbricati subirono alterazioni con la riduzione dello spazio ad uso della comunità.
Lavori di restauro e di consolidamento effettuati negli anni trenta del XX secolo hanno portato alla luce, in una delle stanze a piano terra, frammenti di mosaico, testimonianza dell'esistenza d'importante edificio pubblico o di una villa patrizia di un certo pregio attestata al periodo imperiale romano età degli Antonini (138 - 192), studi recenti ne retrodatano la collocazione in età ellenistica II - III secolo a.C.
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