Salto in alto
specialità di atletica leggera / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il salto in alto è una specialità sia maschile sia femminile dell'atletica leggera in cui l'atleta deve superare con un salto un'asticella orizzontale messa a una certa altezza.
Salto in alto | |
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Il salto a 2,09 m di Stefka Kostadinova nel 1987 a Roma, uno dei più longevi record dell'atletica femminile | |
Federazione | World Athletics |
Contatto | No |
Genere | Maschile e femminile |
Indoor/outdoor | Outdoor e indoor |
Campo di gioco | Campo |
Olimpico | dal 1896 (uomini) dal 1928 (donne) |
Campione mondiale | Maschile outdoor: Gianmarco Tamberi (2023) Femminile outdoor: Eleanor Patterson (2022) Maschile indoor: Woo Sang-hyeok (2022) Femminile indoor: Jaroslava Mahučich (2022) |
Campione olimpico | Maschile: Mutaz Essa Barshim, Gianmarco Tamberi (2020) Femminile: Marija Lasickene (2020) |
Il salto si può effettuare in qualsiasi modo, purché ci si stacchi da terra con un piede solo.[1] La tecnica di salto più utilizzata è lo stile Fosbury, introdotta a partire dagli anni 1960 e resa celebre da Dick Fosbury, oro ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968.[2]
La disciplina può essere praticata sia indoor che outdoor benché, a livello olimpico, solo in quest'ultima varietà.
I record mondiali di ambo i sessi sono tra i più longevi dell'atletica leggera: quello maschile appartiene al cubano Javier Sotomayor, che, nel 1993 a Salamanca, saltò 2,45 m; più anziano è quello femminile, stabilito nel 1987 a Roma dalla bulgara Stefka Kostadinova con la misura di 2,09 m.
Ancora Sotomayor detiene dal 1989 il record indoor con 2,43 m conseguito a Budapest mentre più recente, in tale varietà, è il primato femminile, appannaggio della svedese Kajsa Bergqvist, che ad Arnstadt raggiunse i 2,08 m nel 2006.