Ritirata da Kabul
ritirata britannica durante la prima guerra anglo-afghana / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
La ritirata da Kabul, chiamata anche massacro dell'esercito di Elphinstone, durante la prima guerra anglo-afghana, fu la ritirata delle forze britanniche e della Compagnia delle Indie Orientali da Kabul[4] avvenuta tra il 6 e il 13 gennaio 1842.
Ritirata da Kabul parte Prima guerra anglo-afghana, 1839–1842 | |||
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Una rappresentazione dell'ultima resistenza dei sopravvissuti del 44º Reggimento a piedi a Gandamak | |||
Data | 6–13 gennaio 1842 | ||
Luogo | Strada Kabul–Jalalabad, Afghanistan | ||
Esito | Vittoria afghana | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
Perdite | |||
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Nel 1839 le forze britanniche e della Compagnia delle Indie Orientali, sconfitto l'emiro afghano Dost Mohammed Khan, avevano occupato Kabul, insediando nuovamente come emiro il precedente sovrano, Shah Shuja Durrani. Il deteriorarsi della situazione rese però sempre più precaria la loro posizione, fino a quando una rivolta a Kabul costrinse il maggior generale Elphinstone a ritirarsi dalla città[4]. A tal fine egli negoziò con Wazir Akbar Khan, uno dei figli di Dost Mohammed Khan, un accordo che prevedeva il ripiegamento dell'esercito britannico verso la guarnigione di Jalalabad, a più di 140 km di distanza. Contrariamente agli accordi, gli afghani lanciarono numerosi attacchi contro la colonna britannica, costretta ad avanzare lentamente tra le nevi lungo quella che oggi è la strada Kabul-Jalalabad.
Durante la marcia dell'esercito molti appartenenti alla colonna morirono di congelamento, di fame o furono uccisi durante gli scontri[4]. In totale i britannici persero 4500 soldati e circa 12000 civili: questi ultimi comprendevano le famiglie dei soldati indiani e britannici, operai e servitori. I britannici opposero l'ultima resistenza nelle vicinanze del villaggio di Gandamak[5]. Di tutti gli appartenenti alla colonna un solo europeo (l'assistente chirurgo William Brydon) e alcuni sepoy raggiunsero Jalalabad. Più di cento prigionieri britannici e ostaggi civili furono in seguito rilasciati[6][7]. Circa 2000 indiani, molti dei quali mutilati dal congelamento, sopravvissero e tornarono a Kabul dove vissero come mendicanti o furono venduti come schiavi. Alcuni di questi tornarono in India dopo la spedizione di Kabul, che ebbe luogo alcuni mesi dopo, mentre altri rimasero in Afghanistan[8].
Nel 2013 uno scrittore del settimanale The Economist ha definito la ritirata da Kabul "il peggior disastro militare britannico fino alla battaglia di Singapore, esattamente un secolo dopo"[9].