Quod placuit principi, habet vigorem legis
locuzione latina / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La locuzione latina o brocardo quod placuit principi, habet vigorem legis significa letteralmente "Ciò che è gradito al principe, ha valore di legge".
La polirematica vuole esprimere l'idea, da intendersi nel senso concreto e letterale, che il principe è investito col suo mandato della facoltà completa e assoluta di legiferare sullo Stato e per lo Stato, ma in nome del popolo, come precisava il giurista romano del II secolo Ulpiano:
«Quod principi placuit, legis habet vigorem: utpote cum lege regia, quae de imperio eius lata est, populus ei et in eum omne suum imperium et potestatem conferat.»
(Digesta, I, 4, 1 pr.)
La legittimità del potere dell'imperatore veniva dal fatto che il sovrano gestiva un potere (l'imperium) che, rimanendo in ogni caso assoluto ("princeps legibus solutus est", scriveva ancora Ulpiano[1]), tuttavia virtualmente veniva esercitato in nome e per volontà del popolo (in eum omne suum imperium). La stessa enunciazione del potere imperiale è contenuta nella lex de imperio Vespasiani, senatoconsulto del 69 d.C. che definiva i termini della potestas e delle prerogative dell'imperatore Vespasiano rispetto a quelle del Senato, ormai fortemente indebolito nell'epoca del principato.