Prostituzione in Giappone
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La prostituzione in Giappone è esistita lungo tutto il corso della storia del paese. Mentre la legge anti-prostituzione del 1956 afferma che «nessuno può compiere attività legate alla prostituzione o diventarne avventore» esistono a ciò scappatoie; interpretazioni liberali e applicazione a larghe maglie della legge hanno permesso all'industria del sesso di prosperare ed arrivare a guadagnare, secondo una stima, fino a 2,3 trilioni di yen (24 miliardi di euro) all'anno[1].
In Giappone la cosiddetta industria del sesso (風俗?, fūzoku, letteralmente "morale pubblica") non è sinonimo di prostituzione. Dal momento che il diritto giapponese definisce la prostituzione come «il rapporto sessuale con una persona non specificata in cambio di un pagamento» la maggior parte dei locali fūzoku per rimanere entro la legalità offre solamente servizi che non comprendono il coito come la conversazione, la danza e attività legate all'igiene personale[2]. Purtuttavia i sondaggi del MiW e del National Women's Education Center of Japan hanno rivelato che tra il 20 e il 40% degli uomini giapponesi ha pagato per ricevere in cambio servizi sessuali[3].