Processo dei consoli romani (210 a.C.)
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Il processo dei consoli si riferisce ad una determinata seduta del Senato romano, avvenuta negli anni della Roma repubblicana (anno 210 a.C.) e riportata nelle testimonianze di Tito Livio, durante la quale ambasciatori provenienti da Siracusa, da Capua e dall'Etolia sostennero un processo accusando i loro conquistatori o alleati, ovvero i consoli Marco Claudio Marcello, Quinto Fulvio Flacco e Marco Valerio Levino.
Dalla difesa dei magistrati romani:
«Quanto ai Siracusani, avendoli soccorsi, oppressi com'erano da tiranni stranieri, cosa ancora più indegna, ed essendoci affaticati quasi per tre anni a combattere quella città fortissima, preferendo poscia gli stessi Siracusani di servire piuttosto ai tiranni, ch'essere presi da noi, com'ebbimo presa e liberata Siracusa, la rendemmo loro. Né vogliam negare, che la Sicilia è provincia nostra... anzi al contrario vogliamo, che voi, e tutti i popoli sappian questo...
Ci pentiremo forse del castigo dato ai Campani, del quale non si possono dolere essi medesimi? Costoro... ebbimo stretti a noi prima con alleanza, poi coi matrimoni, e quindi colle parentele, infine col dono della cittadinanza, primi di tutti i popoli d'Italia... si diedero ad Annibale; indi sdegnati, che gli assediassimo, mandarono Annibale a combattere a Roma. Di costoro se né la città, né un uomo solo fosse rimasto, chi potrebbe rimproverarci, che gli avessimo trattati più duramente che non si abbiano meritato?...
Quanto a voi, o Etoli, noi abbiam presa per difendervi la guerra contro Filippo; voi fatta avete la pace con lui senza di noi. E forse direte, che mentre eravamo occupati nella guerra Cartaginese, costretti dal timore, avete accettate le condizioni della pace da colui, il quale era allora il più potente; e così anche noi, pressati da cure maggiori, abbiamo abbandonata la guerra, che avevate lasciata...»
Inoltre, durante quella seduta senatoria, vennero sorteggiate le provincie in mano a Roma e la sorte venne cambiata da un accordo tra i due consoli vigenti, Marcello e Levino, che di comune accordo, proprio a causa del diverbio con gli ambasciatori della Sicilia, si scambiarono i ruoli, ovvero Levino rinunciò all'amministrazione dell'Italia e quindi alla guerra con Annibale, mentre Marcello, rinunciò alla Trinacria e si preparò ad affrontare colui che si rivelerà essere il suo mortal nemico, il cartaginese Annibale. E dopo che il processo in aula finì, i consoli dovettero rispondere anche alle proteste popolari scoppiate nell'urbe a causa delle ristrettezze economiche dovute al contesto bellico intrapreso da Roma.[1]