Prima armata di cavalleria russa
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La 1ª Armata di cavalleria (in russo Первая конная армия?, Pervaja konnaja armija) era la più famosa e potente formazione di cavalleria dell'Armata Rossa durante la guerra civile russa. Era anche nota come l'armata di cavalleria di Budënnyj o semplicemente come Konarmija ("Armata di cavalleria" o "Armata a cavallo").
1ª Armata di cavalleria | |
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schieramento dell'Armata a cavallo; al centro della foto Semën Budënnyj | |
Descrizione generale | |
Attiva | 1918 - 1924 |
Nazione | RSFS Russa Unione Sovietica |
Servizio | Armata Rossa |
Tipo | Cavalleria |
Dimensione | fino a 17.500 effettivi |
Soprannome | "l'armata di cavalleria di Budënnyj", "Konarmija" |
Battaglie/guerre | guerra civile russa:
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Comandanti | |
Degni di nota | Semën Budënnyj Kliment Vorošilov Semën Timošenko Georgij Žukov |
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Costituita alla fine del 1919 a partire dai gruppi di cosacchi bolscevichi e di predoni e banditi organizzati in precedenza dal popolare e abile comandante cosacco Semën Budënnyj, l'Armata a cavallo, i cui componenti erano noti anche, secondo la celebre definizione di Lev Trockij come i "proletari a cavallo"[1], divenne rapidamente una formazione temuta ed efficiente, in grado di contrastare e battere la cavalleria dei Bianchi.
Potenziata e organizzata con il concorso del capo bolscevico Kliment Vorošilov, l'armata, guidata dal generale Budënnyj con grande temerarietà e slancio offensivo, ebbe un ruolo importante nella vittoria dei bolscevichi nella guerra civile, contribuendo alla sconfitta dei generali Anton Denikin e Pëtr Vrangel' nella Russia meridionale e liberando l'Ucraina dalle truppe polacche. Durante la guerra sovietico-polacca, l'Armata a cavallo dopo una serie di brillanti vittorie venne fermata nella città di Leopoli dalla resistenza del nemico[2].
Nell'Armata a cavallo, formazione militare fortemente legata a Stalin[3], per lungo tempo commissario politico dell'Armata Rossa nel settore meridionale del fronte, combatterono molti personaggi fedeli seguaci del futuro dittatore, destinati a proseguire brillanti carriere: oltre a Budënnyj e Vorošilov, Sergo Ordžonikidze, Semën Timošenko, Georgij Žukov.