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console portatile Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pokémon Mini (ポケモンミニ?), reso graficamente "Pokémon mini", è una console portatile a giochi intercambiabili prodotta e distribuita da Nintendo nel 2001, basata sulla serie Pokémon.
Pokémon Mini console | |
---|---|
Produttore | Nintendo |
Tipo | Portatile |
Generazione | Sesta |
In vendita | 2001 (2002 in Europa) |
Gioco più diffuso | Pokémon Party Mini (incluso) |
Caratteristiche tecniche | |
Supporto di memoria | cartucce |
Dispositivi di controllo | croce direzionale e 3 pulsanti integrati |
CPU | Personalizzato, a 8 bit |
RAM totale | 4 kB |
Si tratta della più piccola console a cartucce mai prodotta da Nintendo[1]: è un sistema portatile dotato di schermo in bianco e nero, tre tasti azione più croce direzionale, un orologio integrato, un piccolo solenoide per la vibrazione e un sensore di movimento[2]. I giochi vengono forniti su cartucce della dimensione di un francobollo, ed è possibile collegare due Pokémon mini tra loro tramite porta infrarossi per le modalità multigiocatore[1]. Il Pokémon Mini fu prodotto in tre colori, azzurro, verde e viola, ispirati rispettivamente ai Pokémon della seconda generazione Wooper, Chikorita e Smoochum[3].
Il Pokémon Mini, con il suo semplice schermo monocromatico, aveva già a suo tempo delle caratteristiche rétro, eppure le sue capacità interattive (collegamento a infrarossi, vibrazione, sensore di impatto) erano avanti anche rispetto al contemporaneo Game Boy Advance.[4] Tuttavia, essendo orientato solo ai giochi dei Pokémon, si rivolgeva più al mercato dei giocattoli per bambini. Il prezzo della console era economico (40£ nel Regno Unito), ma le cartucce erano relativamente costose (20£ nel Regno Unito) per giochi di livello inferiore a quelli del Game Boy Advance o del Game Boy Color, che pure avevano i loro titoli sui Pokémon.[5]
Il lancio della console avvenne il 14 novembre 2001 negli USA, in seguito giunse anche in Europa e Giappone. I giochi uscirono abbastanza costantemente, circa uno al mese, fino all'ultimo, Pokémon Breeder, uscito a dicembre 2002 solo in Giappone. La vita commerciale del sistema, di circa un anno, fu quindi piuttosto breve.[4]
Tuttavia nel 2003 uscì Pokémon Channel per GameCube, di per sé un gioco non molto rilevante, ma che include una simulazione del Pokémon Mini, fornita di alcuni giochi in versione demo e del gioco completo inedito Snorlax's Lunchtime. Questo emulatore fu un aiuto decisivo per alcuni appassionati che riuscirono a fare l'ingegneria inversa della console, permettendo così di produrre giochi homebrew, per i quali la Nintendo non aveva dato altrimenti alcun supporto. Nel giro di un anno un gruppo della demoscene pubblicò il demo SHIzZLE, che dimostrò la possibilità di realizzare notevoli effetti grafici fino ad allora inediti sul Mini.[5]
I giochi pubblicati ufficialmente dalla Nintendo furono soltanto 10 (tra parentesi lo sviluppatore):[9]
Inoltre uscì Snorlax's Lunch Time (Ambrella), come gioco esclusivo del simulatore di Pokémon Mini presente all'interno del videogioco Pokémon Channel.
A questi si aggiungono diversi giochi amatoriali non legati al tema dei Pokémon, originali o ispirati a titoli esistenti, giocabili anche su veri Pokémon Mini grazie a una cartuccia programmabile flash in commercio.[10][11]
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