Pertosse
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La pertosse, nota anche come tosse dei 100 giorni, è una malattia infettiva batterica altamente contagiosa.[1][2] Inizialmente i sintomi sono solitamente simili a quelli del raffreddore comune, presentandosi con un naso che cola, febbre e tosse lieve a cui seguono settimane caratterizzate da attacchi più forti. A seguito di un attacco di tosse, si può ascoltare un suono acuto o un gemito quando la persona inspira.[2] La tosse può durare per 10 o più settimane, da qui la definizione "tosse dei 100 giorni".[3] Una persona può avere una tosse così forte che arriva fino a vomitare, alla frattura delle coste o a sperimentare una grande stanchezza per lo sforzo.[2][4] I bambini con una età inferiore all'anno possono presentarsi con poca o nessuna tosse e invece avere periodi in cui non riescono a respirare.[2] Il periodo di tempo che intercorre tra l'infezione e la comparsa dei sintomi è di solito variabile tra i sette e i dieci giorni.[5] La malattia può verificarsi anche in coloro che sono stati vaccinati, ma in questo caso i sintomi sono in genere più lievi.[2]
Pertosse | |
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Specialità | infettivologia |
Eziologia | Bordetella pertussis |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 033 |
ICD-10 | A37 |
MeSH | D014917 |
MedlinePlus | 001561 |
eMedicine | 967268 |
Sinonimi | |
Tosse dei 100 giorni | |
La pertosse è causata dal batterio gram-negativo e cocco-bacillo Bordetella pertussis. Si tratta di una malattia che si diffonde facilmente per via aerea attraverso tosse e starnuti di una persona infetta.[6] Le persone risultano infettive dall'inizio dei sintomi fino a circa tre settimane dalla fine delle crisi di tosse. I casi trattati con antibiotici non risultano più infettivi dopo cinque giorni.[7] La diagnosi viene formulata prelevando un campione preso dal naso e dalla gola e analizzandolo grazie alla reazione a catena della polimerasi o mettendolo in coltura.[8]
La prevenzione avviene principalmente con la vaccinazione, grazie al vaccino della pertosse.[9] L'immunizzazione iniziale è raccomandata tra le sei e otto settimane di età, con quattro dosi da somministrare nei primi due anni di vita.[10] Il vaccino diventa meno efficace nel tempo e sono pertanto raccomandate ulteriori dosi per i bambini più grandi e gli adulti.[11] Gli antibiotici possono essere utilizzati per prevenire la malattia in coloro che sono stati esposti e che sono a rischio di contrarre una condizione grave.[12] In quelli con la malattia, il trattamento antibiotico risulta utile se iniziato entro tre settimane dopo i sintomi iniziali, altrimenti risulta poco efficace nella maggior parte delle persone. Nei bambini con meno di un anno di età e tra le donne in stato di gravidanza gli antibiotici vengono raccomandati entro sei settimane dall'inizio dei sintomi. Gli antibiotici utilizzati includono l'eritromicina, l'azitromicina o il trimetoprim-sulfametossazolo.[7] Prove a sostegno dell'efficacia dei farmaci per la tosse sono scarse.[13] Molti bambini di meno di un anno di età richiedono l'ospedalizzazione.[2]
Si stima che circa 16 milioni di persone nel mondo siano infettate ogni anno.[13] La maggior parte dei casi si verificano nel mondo in via di sviluppo e le persone di tutte le età possono essere colpite.[9][13] Nel 2013, la pertosse ha causato 61.000 decessi, in calo dai 138.000 decessi registrati nel 1990.[14] Quasi il 2% dei bambini infetti con meno di un anno di età muore.[4] Epidemie di pertosse sono state descritte per la prima volta nel XVI secolo. Il batterio che causa l'infezione è stato scoperto nel 1906 e il vaccino è disponibile a partire dal 1940.[5]