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area protetta in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Parco dello zolfo di Marche e Romagna[2], ufficialmente denominato Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche e dell'Emilia Romagna[3], è un'area protetta e un ecomuseo per la tutela e la valorizzazione delle storiche miniere di zolfo dell'area marchigiano-romagnola.
Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche e dell'Emilia Romagna | |
---|---|
Miniera di Cabernardi | |
Stato | Italia |
Regioni | Emilia-Romagna Marche |
Comuni | Arcevia, Cesena, Novafeltria, Pergola, Sant'Agata Feltria, Sassoferrato, Talamello, Urbino[1] |
Sito istituzionale | |
Rappresenta uno dei quattro parchi minerari italiani insieme al Parco geominerario della Sardegna, al Parco museo delle Miniere dell'Amiata e al Parco delle Colline Metallifere grossetane.[4]
Le miniere di zolfo dell'area marchigiano-romagnola sono state coltivate fin dall'antichità ma sfruttate industrialmente solo a partire dal XIX secolo. Tra il XIX e XX secolo hanno rappresentato poli d'estrazione d'importanza europea.[5][6] Sono accomunate dalla gestione che nei decenni vide protagoniste la Società anonima miniere solfuree Trezza-Albani e la società generale per l'industria mineraria e chimica Montecatini.
A seguito della disindustrializzazione e della chiusura dei siti minerari le comunità e le associazioni hanno spinto per una riconversione dei siti minerari.
Accogliendo le richieste dei cittadini a partire dagli anni 2000, il parco è stato istituito per Legge n. 93 del 23 marzo 2001[7] e per Decreto interministeriale del 20 aprile 2005[8] come parco museo mineario delle miniere di zolfo delle Marche su iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare[5] in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo e la Regione Marche, allo scopo di promuovere conservazione, recupero, studio e valorizzazione del patrimonio ambientale, architettonico, paesaggistico, storico-culturale e tecnico-scientifico delle miniere marchigiano-romagnole.[5][6]
A partire da aprile 2007 il parco ha iniziato le sue attività sotto la guida di un Comitato di gestione provvisoria. Un comitato è stato ufficialmente denominato solo una decina di anni più tardi.[4]
La legge n. 160/2019, art. 1 c. 512[3], ha allargato ufficialmente la competenza del Parco alla Regione Emilia-Romagna e ad ulteriori miniere di zolfo e il Parco tutela oggi siti estrattivi, di lavorazione, archivi e testimonianze storiche del bacino solfifero marchigiano-romagnolo. La sede legale è a Sassoferrato, quella operativa a Pesaro mentre il Comitato Tecnico Scientifico ha base a Novafeltria.
L'area solfifera marchigiano-romagnola si estende dal Cesenate al Fabrianese passando per il Montefeltro e l'Urbinate. In particolare sono coinvolti i Comuni di Arcevia con i sentieri dei minatori, Sassoferrato con le miniere di zolfo di Cabernardi, Percozzone e Vallotica, Urbino con le miniere di zolfo di San Lorenzo in Solfinelli, Schieti e Cavallino, Pergola con la raffineria di zolfo di Bellisio Solfare, Novafeltria con la miniera di zolfo di Perticara-Marazzana, Sant'Agata Feltria con i sentieri dei minatori, Talamello con i sentieri dei minatori e le polveriere dello zolfo, Cesena con la miniera di zolfo di Formignano.
Una menzione a parte, come territorio non ufficiale del Parco merita il “villaggio dei marchigiani” costruito dalla Montecatini tra il 1953 e il 1954 a Pontelagoscuro per trasferire, all'indomani della chiusura della miniera di zolfo, circa 250 famiglie di minatori da Cabernardi che sarebbero divenuti operai, nei reparti più insalubri e difficili, del nascente petrolchimico. Ancora oggi associazioni culturali portano avanti la memoria di quella vera e propria epopea unita al senso di appartenenza, alla cultura della lingua locale d'origine così come alla gastronomia.
Il Parco si pone come obiettivi quelli di preservare e valorizzare tutto ciò che riguarda lo zolfo, dalle testimonianze storiche e culturali dell'attività mineraria, ai reperti, opere e documenti delle vicende umane riguardanti l'attività mineraria. Si pone inoltre l'obiettivo di preservare il patrimonio di conoscenze, identità e memoria delle comunità legate alla storia dello zolfo nella regione Marche e nella regione Emilia Romagna.
La struttura organizzativa del Parco è composta da:
Oltre a cofinanziare progetti consistenti, ad esempio il sito archeominerario della Miniera di zolfo di Cabernardi-Percozzone nel Comune di Sassoferrato con l'adiacente Museo della miniera di zolfo di Cabernardi e il Museo Sulphur a Perticara nel Comune di Novafeltria, il Parco coltiva, attraverso progetti culturali, scientifici e didattici, la memoria di generazioni di minatori il cui lavoro fu alla base dello sviluppo del comparto chimico nazionale.
Il parco fa parte di:[9]
Il Parco è capofila di un'iniziativa transfrontaliera che prevede la creazione di una rete di miniere e città minerarie della regione adriatica e ionica con scopi culturali, turistici, ambientali e di scambio di buone pratiche.
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