Parco archeologico di Castelseprio
sito archeologico nel comune italiano di Castelseprio (VA) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Parco archeologico dell'antica Castel Seprio (Castel Sevar in varesotto e Castel Sever in lombardo e milanese) è costituito dai ruderi dell'omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas. Allo stesso insediamento appartiene il monastero di Torba, gestito dal FAI. Il parco è stato istituito negli anni 1950 in conseguenza alla riscoperta del sito da parte di Gian Piero Bognetti. È stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 26 giugno 2011 come parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere.[1]
Parco Archeologico di Castel Seprio | |
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La basilica di San Giovanni | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Castelseprio |
Indirizzo | via Castelvecchio, 1513 |
Coordinate | 45°43′43.42″N 8°51′34.23″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Archeologia |
Sito web | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | architettonico |
Criterio | C (i)(ii)(iii)(iv)(vi) |
Pericolo | no |
Riconosciuto dal | 2011 |
Scheda UNESCO | (EN) Longobards in Italy. Places of the power (568-774 A.D.) (FR) Scheda |
Gli scavi hanno evidenziato una frequentazione del luogo a partire dall'età pre- e protostorica, con una necropoli dell'Età del ferro di matrice insubre presso la chiesa di San Maria foris portas. La fondazione del castrum Sibrium sembra risalire al IV-V secolo in relazione a una linea difensiva contro le grandi migrazioni di popoli germanici. Il luogo si trovava inoltre all'incrocio dei fascio di strade della direttrice Como-Novara.
Durante l'età bizantina e longobarda, Castel Seprio viene ricordato come civitas, cioè come centro di un ampio distretto territoriale. Tarde fonti medievali, come Geografo Guidone e l'Anonimo Ravennate, riportano il nome Sibrie e Sibrium. In età carolingia, si costituì il contado del Seprio.
Tra il 1285 e il 1287 l'insediamento venne completamente raso al suolo a opera dei milanesi durante la lotta contro i Torriani. L'arcivescovo di Milano Ottone Visconti ne decretò il perpetuo abbandono, a eccezione delle chiese, che vennero officiate fino al XVII secolo.
L'interesse degli eruditi milanesi per questo luogo storico si fece vivo sin dal XIV secolo: nel 1339 Galvano Fiamma cita che nel monastero di Torba fu rinvenuta la tomba di un re longobardo. Nel XV secolo fu Ciriaco Pizzicolli a effettuare la trascrizione di alcune lapidi romane inserite nelle murature superstiti.
Nel 1541 lo studioso e presbitero Bonaventura Castiglioni nella sua Gallorum Insubrium antiquae sedes è il primo a documentare una descrizione dei ruderi.
Nel 1809 il nobile Parochetti di Gornate Olona demolì i ruderi di una casa-torre per cavarne materiale edile e scoprì lapidi e vestigia gallo-romane. Su tale spunto, la famiglia milanese degli Archinto, collezionisti di antichità, acquistarono l'area e delegarono lo studioso Corbellini di estrarne resti.
Nel 1944 Gian Piero Bognetti scoprì e rese pubbliche le pitture della chiesa di Santa Maria foris portas, che al tempo era diventata un magazzino agricolo. Tra il 1946 e il 1947 ebbero inizio le prime indagini archeologiche sistematiche sotto il controllo delle Soprintendenze alle Antichità e ai Monumenti, in collaborazione col museo di Varese. Direttore era lo storico Mario Bertolone.
Da allora, diverse furono le campagne di scavo:
Nel 2009 è stato inaugurato un Antiquarium all'interno del Parco.
Le costruzioni presenti sul pianoro sono a carattere militare (ponte e torrione d'ingresso, mura di cinta turrite,[2] torri difensive e una casaforte), civile (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religioso.
Le mura, spesse quasi 2 m e sorrette da archi sostenuti da pilastri, mettevano in collegamento il castrum alla torre del monastero di Torba, dove oggi sono ancora ben visibili.[3]
La grande basilica, a pianta rettangolare, era divisa in tre navate (V secolo). In un secondo momento venne arricchita da un'abside centrale e in seguito da un'absidiola. Girando attorno al luogo di culto si trovano i resti di una grande cisterna[2], di un ambiente ristretto (forse una sacrestia), il basamento di una torre campanaria e una zona cimiteriale, di cui si conservano solo un paio di lastre tombali longobarde. Il battistero[2] è un edificio a pianta ottagonale che in origine aveva una piccola abside. Al suo interno si conservano due vasche battesimali. Può essere databile al V secolo.
Piccola chiesa a pianta esagonale[2], dotata di abside, ambulacro e loggiato. Probabilmente di età romanica.
Il piccolo monastero a corte, forse costruito nel XIV secolo, ospitava una comunità regolare. All'interno le pareti dell'oratorio conservano affreschi tardorinascimentali e seicenteschi. L'Antiquarium, recentemente allestito, espone materiali che illustrano i primi insediamenti preistorici, la vita del castrum dalla sua fondazione in età tardoromana, attraverso il momento di fioritura nell'alto medioevo, sino alla distruzione ed oltre. Tra i reperti spiccano i resti di decorazione ad affresco recuperati negli interventi archeologici all'interno degli edifici di culto e la ceramica rinascimentale emersa nel corso degli scavi dello stesso edificio.
La zona dell'abitato si sviluppa a occidente del castrum. Di questo borgo oggi rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio, tra cui, probabilmente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.
La piccola chiesa, a pianta triconca, racchiude nell'abside un prezioso ciclo pittorico che raffigura le Storie dell'Infanzia di Cristo, ispirate ai Vangeli apocrifi. Il tema è antiariano, volto a sostenere la tesi dell'unicità della natura umana e divina del Cristo. La datazione degli affreschi è problematica e oscilla tra la fine del VI e il IX secolo. Si è soliti fissare il 948 come termine ante quem in quanto un'iscrizione graffita cita Arderico, che fu vescovo di Milano dal 936 al 948
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