Panicagliora
frazione del comune italiano di Marliana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Panicagliora è una frazione del comune italiano di Marliana, nella provincia di Pistoia, in Toscana.
Panicagliora frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Pistoia |
Comune | Marliana |
Territorio | |
Coordinate | 43°57′27.83″N 10°45′51.34″E |
Altitudine | 791 m s.l.m. |
Superficie | 42,99 km² |
Abitanti | 133 (2011) |
Densità | 3,09 ab./km² |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 51010 |
Prefisso | 0572 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Il paese si trova lungo il crinale dell'Appennino Tosco-Emiliano che da Poggiobello, alto 1077 metri s.l.m., e dal monte Bersano, alto 1053 metri s.l.m., passando per Panicagliora, scende fino a Marliana ed alla pianura della Valdinievole, presso Montecatini Terme. A Panicagliora il crinale fa da spartiacque tra i bacini idrografici del torrente Nievole, a Sud, e del torrente Pescia, a Nord. Questa posizione a cavallo tra due versanti opposti e piuttosto ripidi fa del paese una sorta di terrazza naturale da cui si gode una vista a 360 gradi, che va: a Sud, dal Montalbano e dal Padule di Fucecchio alla pianura della Grande Valdinievole; a Nord, dalla vallata del torrente Pescia ai paesi della Valleriana. Nelle belle giornate si scorgono in lontananza anche le cime più alte dell'alto crinale appenninico che fa da confine tra la Toscana e l'Emilia; si vedono parzialmente anche le pianure dell'Ombrone Pistoiese, della Lucchesia, del basso Valdarno ed il Monte Amiata. Panicagliora è collegata con Pistoia, Montecatini Terme, Pescia e San Marcello Pistoiese. Da Panicagliora si dipartono, in mezzo a castagneti anche di alto fusto, numerosi sentieri di trekking nelle direzioni più disparate: Avaglio e Casore del Monte, Femminamorta e Prunetta, Marliana.
Il territorio montano tra le attuali province di Pistoia e Modena era popolato fino dalla preistoria da un'antica popolazione preindoeuropea, i Liguri Friniati, come è testimoniato dai ben 13 toponimi ancora esistenti nel solo comune di Marliana. Dei loro insediamenti sopravvivono ai giorni nostri solo i toponimi dei paesi di Panicagliora, Avaglio, Cireglio, Piteglio, Popiglio ed altri, tutti con il suffisso "gl". Questo territorio era attraversato, sin da epoche remote, da strade che dalla Pianura Padana e dai passi della dorsale appenninica portavano, attraverso la montagna pistoiese, verso la piana della Nievole, in Etruria. Terminate le guerre annibaliche, lo storico Tito Livio racconta che il Console romano Caio Flaminio, a capo di un esercito, nel 187 a.C., per liberare definitivamente i valichi appenninici, divenuti importanti per consolidare le conquiste verso Nord, sconfisse i Liguri Friniati, e li scacciò oltre le pendici del Monte Auginum, cioè oltre l'attuale Monte Cimone che domina il Frignano. La romanizzazione del territorio è provata anche dai toponimi di alcune località della zona: Marliana deriverebbe forse da Marilius; Momigno da Maminius. Questi nomi di persone fanno dedurre che esistevano appezzamenti di terreno attribuiti a soldati per compensarli della colonizzazione di nuove terre o della loro partecipazione agli eventi bellici. Dopo l'invasione della lucchesia da parte dei Longobardi, nel VI secolo d.C., il territorio si trovò proprio a ridosso della linea di difesa predisposta dai Bizantini per fronteggiare l'avanzata dei nemici verso Est, lungo un limes Nord-Sud che dalla Montagna Pesciatina e dalla Pieve di Sant'Andrea di Furfalo, detta la Pievaccia, appena sotto il paese di Panicagliora, si prolungava fino al Montalbano. Successivamente i Longobardi ebbero la meglio ed occuparono Pistoia, e la sua montagna, compresa la zona di Panicagliora. Dopo un periodo di pace al tempo dei carolingi, iniziarono in epoca comunale contese ed aspri scontri quando tutto il territorio marlianese, compresa Panicagliora, divenne l'avamposto di Pistoia verso i territori lucchesi. Seguì un periodo relativamente tranquillo, durante il quale furono strappati al bosco sempre nuovi terreni da destinare alle colture per far fronte al continuo incremento della popolazione. All'inizio del Trecento Marliana e altri castelli vicinissimi a Panicagliora vennero incendiati ed occupati dai soldati al comando del condottiero lucchese di parte ghibellina Castruccio Castracani degli Antelminelli. Alla morte improvvisa di questi, il territorio restò sotto il controllo del Comune di Lucca. Nel 1348 la popolazione di Panicagliora fu colpita pesantemente dall'epidemia di peste nera e nel 1400 morìrono nuovamente molti montanari della zona, a causa dell'epidemia di peste bubbonica; ad accrescere i lutti contribuirono anche ben sette carestie diffusesi nel corso del XIV secolo. Superata la crisi demografica protrattasi per parte del XV secolo, dovuta alle citate pestilenze e carestie, la popolazione riprese a crescere e continuò sino al XIX secolo, quando prese a diminuire a causa dello spopolamento montano e dell'emigrazione.
Nei secoli scorsi l'economia di Panicagliora era basata sull'agricoltura, sull'allevamento del bestiame, sulla castanicoltura e sulla silvicoltura. Data la scarsa fertilità dei terreni di montagna, molto strutturati, sabbiosi, talora calestrosi, con strato arabile limitato, le produzioni agricole del passato erano rappresentate da un poco di grano o segale, da patate e dalle piante foraggere. A ciò si aggiungevano le castagne, da cui si ricavava la farina dolce per fare necci, castagnaccio e polenta dolce. Questi alimenti contribuivano in maniera determinante all'alimentazione dei montanari, tanto che si è parlato talora della esistenza dell'economia del castagno. Poi vi erano i prodotti dell'allevamento, soprattutto ovino, da cui si ricavava carne, formaggio pecorino, ricotta ed in misura minore la lana; si aggiungeva infine il bestiame di bassa corte. Ma un discreto apporto lo davano anche i prodotti del bosco: legna da ardere e fascine, legname da lavoro, pali di castagno; una parte della legna veniva convertita in carbone dolce: infatti le carbonaie fumavano in ogni stagione su tutta la montagna. Spesso i carbonai del luogo si recavano nel Sud ed anche in Francia, in Sardegna e in Corsica per produrre carbone. Un apporto di una certa importanza lo fornivano i funghi, gli alberi da frutto ed i piccoli frutti. Tuttavia, queste risorse hanno perduto molta dell'importanza che avevano nel passato. Negli ultimi decenni Panicagliora, come del resto tutti i paesi della montagna italiana, è stata afflitta dai fenomeni dello spopolamento montano e dell'invecchiamento della popolazione residente. Una parte della sua popolazione agli inizi del secolo emigrò all'estero. Sempre nel corso del XX secolo, gli ampi panorami, il clima mite e secco, i paesaggi e la cucina tradizionale dei ristoranti locali hanno incoraggiato il turismo nella bella stagione che rappresenta oggi una delle risorse economiche principali che in parte hanno contribuito a frenare l'esodo dei montanari verso le città della pianura.
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