Palazzolo (Roma)
Contrafforte del colle Gianicolense a Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Palazzolo (o Palazzola,[1] in Latino Palatiolum) è l'estrema propaggine settentrionale del colle Gianicolense che si protende verso il colle Vaticano, nel rione Borgo, a Roma.[2]
Il toponimo deriva da alcune rovine romane situate sull'altura, dette "Palatiolum Neronis", perché credute i resti di un piccolo palazzo proprietà di Nerone.[3] Nel medioevo esso veniva anche chiamato mons Neronis,[2] Palaceolum[4] o Palazzola.[1] Il Palaceolum viene citato due volte anche nella Grande Veduta del Tempio e del Palazzo Vaticano incisa da Giovanni Maggi e Giacomo Mascardi nel 1615, ed edita dal padre Ehrle.[4]
Il Palatiolum, sulle cui pendici nel medioevo si estendevano i due insediamenti - il secondo dei quali fortificato - della Schola Frisiorum (per i pellegrini Frisoni) e del Burgus Saxonum (per i pellegrini Sassoni),[3] viene menzionato per la prima volta nel 1053, quando si ricorda un "fundum quod vocatur palatiolum".[2][3] Le strutture classiche romane vennero in quest'occasione fortificate dall'Imperatore Enrico IV di Franconia, che vi lasciò una guarnigione di quattrocento cavalieri comandata da Ulrico di Godesheim.[5][6] Nrl medioevo sull'altura sorgeva la chiesa di Santa Maria in palazzolo.[7] La chiesa, che era posta "in Civitate Leonina in Monte S. Michaelis", con riferimento alla Chiesa dei Santi Michele e Magno, tempio nazionale dei Frisoni sito sulle pendici settentrionali della collinetta e tuttora esistente, fu abbattuta nel XV secolo per far posto alla vigna Cesi, poi passata ai Barberini.[7][3]
Sino alla fine dell'Ottocento l'altura veniva anche denominata dal popolo "la palazzina", in quanto vi sorgeva una villetta, dipendenza del Manicomio di Santa Maria della Pietà.[7] A causa di ciò, il toponimo a Roma per un certo periodo divenne sinonimo di manicomio.[7]
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