otite interna caratterizzata da una crescita ossea anormale nell'orecchio medio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'otosclerosi (o otospongiosi) è un'entità patologica caratterizzata da una forma osteodistrofica della capsula labirintica con possibile e frequente interessamento della nicchia della finestra ovale e conseguente ipomobilità della staffa. La patologia consiste in una crescita anormale delle ossa vicine all'orecchio medio.[1]
Otosclerosi | |
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Specialità | otorinolaringoiatria |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
OMIM | 166800, 605727, 608244, 608484, 611571, 611572, 612096 e 615589 |
MeSH | D010040 |
MedlinePlus | 001036 |
eMedicine | 859760 |
La sua forma asintomatica è spesso reperibile occasionalmente in circa un soggetto su 10; la forma sintomatica compare invece in un soggetto su 250.[2] Compare in soggetti di età compresa tra i 20 e 30 anni, con maggiore prevalenza nel sesso femminile. Raramente si manifesta dopo i 50 anni.[3]
Benché non siano ancora disponibili dati certi sulla eziopatogenesi della otosclerosi, sono state poste diverse ipotesi:
In caso di otosclerosi è possibile identificare 3 fasi progressive caratterizzate da precipue alterazioni anatomo-patologiche:
Se tale trasformazione ossea avviene lungo i bordi ossei della finestra ovale, il processo può estendersi lungo il legamento della finestra, con progressivo irrigidimento della platina della staffa. Nel caso in cui i focolai otosclerotici si presentino in altre parti della capsula labirintica, la malattia può risultare asintomatica o determinare sofferenza cocleare con ipoacusia neurosensoriale.
L'otosclerosi è spesso asintomatica; tuttavia, a causa della natura progressiva, può manifestarsi un'ipoacusia lentamente ingravescente. In più della metà di casi di otosclerosi sintomatica, possono presentarsi acufeni. Le vertigini sono invece molto meno frequenti.
L'esame otoscopico è normale. Per questo, la diagnosi deve essere posta mediante:
Nonostante l'otosclerosi non tenda ad evolversi oltre un'ipoacusia medio-grave, talvolta può tradursi in sordità. Variazioni dell'entità acufenica e delle vertigini possono presentarsi in corso malattia e testimoniare l'estensione del processo osteo-disfrofico lungo la superficie capsulare.
La terapia medica ha il solo significato di impedire l'evoluzione della malattia in fase attiva; a questo scopo è possibile utilizzare sali di fluoro per cercare di rendere più stabile il tessuto osseo. La terapia è prettamente chirurgica. Attualmente all'intervento di stapedectomia è preferito l'intervento di stapedoplastica: questo consiste nella rimozione della porzione di staffa comprendente la testa e i due archi; la platina rimane in sede. La protesi - realizzata in teflon, titanio o teflon-platino - viene posta, quindi, in continuità con la catena ossiculare e, attraverso un foro praticato nella platina, con il labirinto, ripristinando così l'efficace trasmissione delle onde pressorie. La protesi viene solidarizzata al foro mediante frammenti di spugna di gelatina o tessuto connettivo prelevato dal paziente stesso durante l'intervento. Nei pazienti con ipoacusia moderata nei quali si debba trattare l'unico orecchio udente, in quelli non candidabili all'intervento o che lo rifiutino, è possibile utilizzare una protesizzazione acustica.
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