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politica israeliana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Orly Levy-Abekasis (in ebraico אוֹרְלִי לֵוִי־אַבֵּקָסִיס?; Beit She'an, 11 novembre 1973) è una politica, modella e conduttrice televisiva israeliana.
Orly Levy-Abekasis | |
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Levy-Abekasis nel 2015 | |
Ministero per il potenziamento e l'avanzamento della comunità | |
Durata mandato | 14 maggio 2020 – 13 giugno 2021 |
Predecessore | Nessuno |
Successore | Omer Bar-Lev |
Dati generali | |
Partito politico | Yisrael Beiteinu (2009–2017), Indipendente (2017-2019), Gesher (2019–2021), Likud (2021–) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | IDC Herzliya |
Professione | conduttrice televisiva, modella |
È stata deputata alla Knesset per la prima volta alla Knesset nel 2009 come rappresentante di Yisrael Beiteinu sino al 2017, quando si è iscritta al gruppo degli indipendenti. Nel 2019 ha fondato il partito, Gesher, per partecipare alle elezioni dell'aprile 2019. Sebbene il partito non abbia ottenuto seggi, è stata rieletta alla Knesset alle elezioni del settembre 2019, in cui Gesher era in coalizione con il Partito Laburista Israeliano. Nel maggio 2020 è stata nominata ministra per l'Empowerment e l'Avanzamento della Comunità, dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha istituito per il dicastero.[1]
È nata a Beit She'an, da una famiglia ebrea marocchina. È stata la nona dei dodici figli dell'ex ministro degli Esteri David Levy, di origine marocchina.[2]
Ha prestato il servizio militare nell'aeronautica israeliana e in seguito si è laureata in giurisprudenza presso il collegio privato IDC Herzliya (oggi denominato Reichman University).[3][4]
È sposata con Lior Abekasis. Ha quattro figli e risiede con la famiglia nel kibbutz Mesilot.[4] Suo fratello Jackie è stato sindaco di Beit She'an per il Likud.[2][3]
Ha lavorato come modella e conduttrice televisiva locale.[5][6]
Alle elezioni del 2009, si è candidata nella lista del Yisrael Beiteinu[7], classificandosi sesta per numero di preferenze, ed è entrata alla Knesset dopo che il partito ha ottenuto quindici seggi. Durante il suo primo mandato, ha ricoperto la carica di vicepresidente della Knesset e di presidente della commissione per i diritti del fanciullo.[8]
Alle elezioni del 2013, è stata la sedicesima più votata nella lista dell'alleanza Likud Beiteinu ed è entrata alla Knesset, dopo che il partito ha ottenuto 31 seggi. È stata riconfermata presidente del Comitato per i diritti del fanciullo.[8]
Nel gennaio 2015 è stato annunciato che sarebbe stata seconda nella lista Yisrael Beiteinu per le elezioni del marzo 2015.
Nel maggio 2016 ha annunciato l'uscita da Yisrael Beiteinu a causa della scarsa attenzione agli affari sociali nei negoziati del partito per l'ingresso nel governo di coalizione.[9] È diventata ufficialmente indipendente il 15 marzo 2017.[10] A causa dell'uscita da Yisrael Beiteinu durante il mandato, non ha potuto candidarsi alle elezioni successive a causa del regolamento della Knesset.[11]
Nel marzo 2018 ha annunciato l'intenzione di formare un nuovo partito.[12] Nel dicembre 2018, ha chiamato il partito Gesher, ridando vita al nome del partito fondato da suo padre nel 1996.[13]
Alle elezioni dell'aprile 2019, Gesher non ha raggiunto la soglia di sbarramento.[14] A causa della mancata formazione del nuovo governo, la Knesset appena eletta si è sciolta nel maggio 2019 e sono state indette elezioni lampo per settembre.[15]
Il 18 luglio 2019, Gesher ha formato un'alleanza elettorale con i laburisti e è stata inserita al secondo posto nella lista congiunta.[16][17] È stata rieletta alla Knesset, grazie alla conquista di sei seggi da parte dell'alleanza.
Nel maggio 2020, dopo aver firmato un accordo di coalizione con il Likud, è stata nominata capo del neonato Ministero per il potenziamento e l'avanzamento della comunità.[1]
Alle elezioni del 2021, è stata inserita al ventiseiesimo posto nella lista del Likud e ha mantenuto il suo seggio alla Knesset, dato che il Likud ha ottenuto trenta seggi.[18][19]
Alle elezioni del 2022, è stata inserita al cinquantesimo posto nella lista del Likud e non è stata eletta, dato che il Likud ha ottenuto trentadue seggi.[20][21]
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